castello di boffalora
Situato nell'ambito del territorio comunale di Agazzano (PC), fra le vallate dei torrenti Luretta e Tidone, il Castello di Boffalora dista circa 30 km da Piacenza ed è raggiungibile dalla strada provinciale che da Agazzano conduce a Pianello Val Tidone.
La storia di questo castello è stata tormentata, molti i passaggi di mano condizionati da fatti di sangue, truffe ed estinzioni delle famiglie per mancanza di eredi.
Nel 1412 ne era proprietaria la famiglia Arcelli (cui si deve molto probabilmente la prima costruzione) che lo passò al ricchissimo Girardo Rustici, assassinato nelle sue stanze per rapina il 13 luglio 1555.
Nonostante il tragico fatto, la famiglia Rustici lo resse fino al 1633, quando passò ai Barattieri. Nel 1672 i feudi furono ceduti ai fratelli Felice e Pierfrancesco Bonvini, famiglia mercantile di spezie, droghe e tessuti.
Nel 1699 sia il feudo sia il fortilizio furono avocati dalla Ducale Camera che successivamente (1700) li cedette al marchese Francesco Casati e a suo figlio Bartolomeo.
Questa signoria durò pochi anni. Infatti nel 1704 Bartolomeo Casati fu accusato di gravissimi reati e perdette tutti i beni. Tra l'altro venne incolpato di aver fatto battere moneta ad una lega carente; di aver rimodernato il castello di Boffalora usufruendo dell'opera forzata dei contadini; di averlo arredato riccamente con mobili della reggia, da lui in precedenza svenduti (avvalendosi della carica di maggiordomo del duca Francesco Farnese) e di averli poi ricomprati di nascosto, a basso prezzo.
Il Casati sfuggì alla cattura rifugiandosi nella chiesa di S. Vincenzo in Piacenza. Fu condannato a versare all'erario, nel termine di dieci anni, la notevole somma di 12mila doppie.
Nel 1773 il castello ospitò Maria Amalia di Borbone, moglie di don Ferdinando e, a ricordo del fatto, venne murata sopra la porta d'ingresso del fortilizio una lapide in marmo con le parole "Castrum hoc Boffalorae coeli temperie loci amoenitate aedium amplitudine elegantia et comoditate iam satis commentadatum Maria Amalia Augusta, ospite quarto nonas septembris".
Nel 1802 i proprietari erano i fratelli Carlo e Alemanno Tredicini. Alemanno nel 1812 vendette il castello a Genesio Scarani che lo tenne per solo 9 anni: nel 1821 lo passsò alla famiglia Radini-Tedeschi che lo tennero fino al 1950, anno in cui venne acquistato dalla famiglia Anguissola-Scotti.
Dal 1995 appartiene a un membro della famiglia Brichetto Orsi, tuttora proprietario. L’edificio ha pianta rettangolare con cinque torri, di cui quattro che si staccano dagli angoli e un dongione d'ingresso al centro della facciata nord-ovest.
Le torri hanno forme differenti ma tutte quadrangolari, presentano beccatelli che reggono l'aggetto della parte terminale coperta da un tetto. La muratura è in pietra tranne che gli sporti delle torri che sono realizzati in mattoni.
All'interno, nel cortile, vi sono un portico, al piano terra, e un loggiato di aspetto settecentesco al primo piano. Interessanti i grandi saloni del primo piano, con soffitto a cassettoni e la scalinata con la volta affrescata a motivi policromi.
A poca distanza dal castello ci sono alcune strutture rurali di interesse, come la piccola chiesa costruita nel 1726 da Gaetano Maria Baldini sul luogo di una costruzione preesistente e dedicata a San Giuseppe.