castello di montechino
È alla fine del XII secolo che si collocano le origini in Val Riglio, lungo una variante della Via Francigena, del castello di Montechino, avamposto strategico a picco sul torrente Riglio.
La storia del territorio affonda le sue radici nel medioevo, periodo in cui esistevano diversi insediamenti feudali sparsi sulle montagne, in gran parte di proprietà delle famiglie nobili dei Confalonieri di Piacenza e dei Nicelli.
Questi ultimi erano spesso in lotta con i Landi, signori dell'adiacente Val Ceno, nell'intento di conquistare l'intera vallata. Fedeli a Carlo Magno, i Nicelli estesero i loro domini dalla montagna sino alle zone collinari, occupando oltre il territorio di Farini anche quello di Bettola.
La famiglia Nicelli ha lontanissime origini che secondo la tradizione risalgono al colono romano Marco Anniccio, che eresse una torre in un luogo detto poi "Aniceto". ... Si racconta in Val Riglio che fu un uomo d’arme dei Confalonieri di Piacenza quello che circa otto secoli fa scavò la montagna e posò a terra la primissima pietra su una pre-esistente fortificazione romana.
Una pietra che, da allora, è rimasta nello stesso luogo intatta a sostegno della torre. Fu l'inizio del castello di Montechino, un'opera imponente costruita con la sola forza delle mani. A lungo di proprietà dei Confalonieri, il castello fu venduto nel 1492 alla potente famiglia dei Nicelli, signori per secoli della val Nure.
La storia documentata di questo castello comincia nel XII secolo, l’epoca in cui sorgono castelli, rocche e fortificazioni in tutte le valli del piacentino che, per la collocazione geografica, furono al centro di contese feudali continue sino al conflitto tra Papato e Impero nella lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, le due fazioni opposte nella politica italiana dal XII secolo fino alla nascita delle Signorie dal XIV secolo in poi. Di questo castello si conosce con precisione la storia a partire dal 1441, quando Filippo Maria Visconti, duca di Milano, investì della contea di Montechino Bertolino e Cabrino Nicelli.
Di Montechino, ricordato nelle vecchie carte anche come Monte Occhino, furono, come si è detto, feudatari i Confalonieri, i quali nel 1492, nella persona di Niccolò, vendevano il castello omonimo e le terre pertinenti a Bartolino Nicelli il quale, per intercessione di Orlando Lampugnani, con rescritto ducale successivo, otteneva l'investitura feudale sul luogo stesso e su Rossoreggio e, in seguito, il titolo di conte.
Con rogito del 20 luglio 1842 del notaio Baciocchi il castello fu venduto per 40mila lire al signor Giacomo Riva il quale, a sua volta, lo alienava ai conti Marazzani. Posto in vendita nel 1955, dopo la guerra, in seguito a una vertenza sorta fra gli eredi del conte Filippo Marazzani, il castello venne acquistato da mons. Stefano Fumagalli, arciprete di San Polo, il quale due anni dopo lo donava all'Ordinariato delle Suore per essere destinato a luogo di riposo delle monache di clausura.
Perfettamente restaurato nel corso degli ultimi venticinque anni dall'attuale proprietario, nel rigoroso rispetto dell'originaria struttura, il castello di Montechino riunisce in sé il fascino delle storiche dimore toscane con quello delle antiche maisons provencales. La costruzione è in pietra, a pianta rettangolare con torre quadrata orlata da merli guelfi.
Conserva ancora ben visibili i caratteristici incastri del ponte e del ponticello levatoi. Si trova sui primi Colli Piacentini, a mezz’ora d'auto dallo snodo autostradale di Piacenza accessibile da tutto il nord Italia. Vivibile tutto l’anno per la presenza di un impianto di riscaldamento a metano.
Il castello è in perfetto stato di conservazione, immerso in 27 ettari di parco, boschi con alberi secolari e campi coltivati, si sviluppa su due piani per un totale di 1.100 mq.