castello di spettine

 

Poche sono le notizie riguardanti questo fortilizio posto a controllo di una delle strade di collegamento fra le valli del Nure e del Trebbia. Il primo possesso del castello fu certo della nobile famiglia che appunto dalla località prese il nome: i Da Spettine che annoverarono personaggi di rilievo nell'ambito piacentino in epoca comunale.

Nel 1396 il duca Gian Galeazzo Visconti diede procura ad Antolino de Angusolis, podestà di Pavia, affinchè comprasse a suo nome il castello di Spettine. Il fortilizio fu assediato nell'aprile del 1440 dal conte Giovanni Anguissola e dai suoi seguaci che provocarono gravi danni alla Val Nure.

In seguito il feudo di Spettine, unitamente a quelli di Macerato, Pradovera e Montebarro, passò agli Anguissola i quali ne vennero privati nel 1462 da Francesco Sforza, duca di Milano per avere Onofrio Anguissola, in quello stesso anno, capeggiato una sollevazione di contadini. Dopo l'uccisione dell'Anguissola, avvenuta nel castello di Binasco presso Milano dopo molti anni di prigionia, il duca investì di quei beni il suo camerario, Gian Francesco Attendolo.

Ai primi del Cinquecento il conte Gian Ludovico Caracciolo otteneva dal re di Francia conferma della sua signoria su varie località della Val Trebbia e Val Perino e su metà del feudo di Spettine; la restante parte competeva invece al conte Francesco Maria Anguissola. Il castello presenta un corpo centrale (quasi certamente il primitivo, affiancato da altri edifici eretti in epoca successiva.

La parte più antica sovrasta in altezza le altre e conserva nelle muraglie tracce di archi in arenaria. Nella stanza a pianterreno, al di sopra di altrettante porte che si fronteggiano, si notano capaci forni.

A piano terra di uno degli edifici, la cui costruzione risalirebbe al 1500, si trova un'ampia sala con un grande camino in arenaria e soffitto ligneo a cassettoni; la tradizione vuole che fosse l'aula in cui si teneva giustizia. Un'altra parte del complesso risale invece al 1668, come conferma la data scolpita in una pietra. Di fronte al corpo centrale esiste un'altra costruzione nella cui parte superiore era l'oratorio privato del castello.

Due locali con accessi bassi e in origine privi di finestre, sono rispettivamente indicati come "la prigione degli uomini" e la "prigione delle donne".