castello di vigolo marchese
La denominazione primitiva (Vigolo dè Marchesi) è dovuta al fatto che la località appartenne ai marchesi Obertenghi, i quali, nel secolo XI per iniziativa di Oberto II vi fondarono un monastero di Benedettini. Le cronache piacentine ricordano Vigolo come centro di resistenza dei guelfi nella lotta antiviscontea.
Il duca di Milano, Galeazzo, deciso a distruggere i numerosi presidi avversari, che tenevano sotto controllo buona parte del contado, il 20 aprile 1314, ordinò ai suoi capitani Oberto Del Cario e Nello Da Massa di marciare su Vigolo di Val Chiavenna e di incendiare le case e il castello, oggi detto "la Pusterla".
Qualche anno dopo, il fortilizio risulta essere di proprietà di un ente religioso, al quale competeva la nomina dei custodi o portonari del castello stesso; infatti, in un atto del 1326, conservato nell'Archivio Capitolare di Piacenza si legge che il prevosto di S. Giovanni di Vigolo, Rogerio Caccia (divenuto poi Vescovo di Piacenza), nominò Antolino Mancassola suo Vicario Generale e anche capitaneus castri con ampie funzioni per le curie di Vigolo e San Protaso. Forse verso il 1527 Vigolo era feudo dei conti Sforza di Santa Fiora, che possedevano tutto il territorio di Castellarquato e dell'alta Val d'Arda.
Alla data del 1595 il luogo con la metà della Val Chiavenna rientrava nella giurisdizione del cardinale Sforza. A lui seguirono i Pusterla; alla loro estinzione (avvenuta verso la metà del Seicento), l'edificio passava ai Bonini per il matrimonio di una delle discendenti della famiglia stessa.
L'ultima della casata, ai primi del 1700, lo portò in dote ai Boselli che lo tennero fino al principio del corrente secolo. La Pusterla fu successivamente (1946) acquistata dal signor Carlo Zanetti, da cui passò ai suoi eredi. Ne sono gli attuali proprietari i signori Giovanna e Giorgio Freschi. Fra i superstiti elementi architettonici del castello si nota una bella torre passante in laterizio con caditoie correnti su beccatelli a forte sporto.
Dai rilievi effettuati anni fa, risulta la pianta quadrangolare dell'edificio con quattro torri d'angolo (una quadrata e una circolare a est e due torrioni rotondi, tipo garitte d'osservazione a ovest) e il mastio al centro. Interessante pure l'oratorio nel quale vi sono lapidi che ricordano, oltre i Pusterla, i Bonini e i Boselli.