comune di alseno


La Storia

Resti di terramare dell’Età del Bronzo (1700 – 800 a.C.) sono stati scoperti a Castelnuovo Fogliani, mentre a Chiaravalle della Colomba sono emerse tracce di una palafitta di origine più remota.
Le prime fonti storiche a noi giunte su Alseno risalgono al 1180, anche se un villaggio esisteva in epoche precedenti: nell’Alto Medioevo, e fino al XIV secolo, il borgo era chiamato Senum, forse a causa di un avvallamento del terreno.
Nel 1180 i cronisti documentarono la costruzione di un fortilizio nel borgo di Seno, su un’altura nei pressi della Via Emilia. Evidentemente la fortificazione era un avamposto del Comune di Piacenza sul confine con Parma: altri documenti del marzo e dell’agosto del 1186 confermano che, tra i comproprietari del castello, c’erano membri della nobiltà comunale piacentina, come Savino Vicedomino e Siclerio Dell’Andito, esponente della famiglia che, più tardi, sarà chiamata Da Landito e quindi, Landi; costoro si impegnarono a risarcire la chiesa di Seno in caso di danni provocati dagli scavi del fossato attorno alla fortezza, e di proteggere la parrocchia da eventuali ingerenze del Vescovo di Piacenza, poiché essa, all’epoca, dipendeva dall’Abbazia di Castione Marchesi (Parma).
Moruello Malaspina, a capo di truppe di Parma, Modena, Cremona e Pavia, distrusse il nuovo fortilizio – e quello di Castrum Novum (Castelnuovo Fogliani) - nell’ottobre 1188, quando forse non era neppure terminato.
L’edificio fu ricostruito l’anno dopo, anche col contributo del risarcimento dei parmigiani; nel 1205, fu ampliato e dotato di fossato, probabilmente in seguito ad un ulteriore assalto.
Il castello di Alseno fu attaccato e conquistato dall’esercito di Piacenza anche nel 1269, mentre apparteneva ai Landi; uguale sorte gli toccò nel 1324, quando fu preso dai fuoriusciti piacentini.
Nel 1316 e nel 1322 Galeazzo Visconti inviò le sue truppe ad Alseno per sottometterne la fortezza. Solo nel 1404 i Landi ottennero l’investitura feudale di queste terre dal duca Gian Maria Visconti, e ristrutturarono il castello.
Nel 1429 Filippo Maria Visconti espropriò il maniero a Galvano Landi, per assegnarlo, come fece con altri castelli piacentini dei Landi, al suo condottiero Nicolò Piccinino, cui subentrò Lodovico Fogliani.
Nel 1466 Manfredo Landi tornò in possesso delle sue proprietà, ma, un secolo dopo, il territorio entrò nella sfera d’influenza del Ducato di Parma e Piacenza.
Con la riforma amministrativa napoleonica, Alseno divenne sede del Municipio e capoluogo di Lusurasco, Castelnuovo Fogliani, Chiaravalle e Cortina.
Papa Pio VII soggiornò per poche ore nel castello del borgo, durante il suo viaggio di ritorno in Italia nel 1814: era stato imprigionato da Napoleone nel 1809.
A metà del XIX secolo il fortilizio passò ai duchi Sforza Fogliani, poiché la marchesa Ottavia Landi sposò il duca Federico Sforza Fogliani; la duchessa Clelia Sforza Fogliani d’Aragona destinò l’edificio ad asilo parrocchiale, secondo le sue disposizioni testamentarie del 1921.

La storia di Castelnuovo Fogliani, invece, è documentata dal 1100, quando la sua fortezza era chiamata Belmonte o Montebello, e i signori del luogo erano i Della Porta, che lo affittarono al Comune di Piacenza. Un documento attesta che la torre fu ricostruita nel 1189 – come accadde per il castello di Alseno – con il risarcimento dei parmigiani, che avevano causato danni alla fortezza l’anno precedente, ma nel 1215 Crema, Reggio Emilia e Parma lo espugnarono dopo un assedio di sei giorni.
Dal XV secolo appartenne agli Sforza Fogliani, e in particolare a tre illustri esponenti della famiglia: Francesco, capitano delle milizie al servizio del Papa nella prima metà del XVI secolo, Camillo, che si oppose alla cospirazione contro Pier Luigi Farnese nel 1547, e Giovanni, che nel XVIII secolo fu Primo Ministro del Regno di Napoli e Vicerè di Sicilia; a Giovanni si deve la costruzione della sontuosa dimora sorta sull’antica fortezza.
Nel 1925 il palazzo/castello di Castelnuovo Fogliani fu donata alla Santa Sede dalla duchessa Clelia Sforza Fogliani d’Aragona, moglie del marchese Pallavicino da Parma: l’edificio divenne così una sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si tengono seminari e corsi di studio.
Ricordiamo che nel dicembre 1944 ci fu un aspro combattimento tra i partigiani della 62a Brigata Luigi Evangelista e un centinaio di soldati dell’esercito di Salò, che occupavano il monastero sulla strada per Salsomaggiore e l’oratorio più a monte. All’attacco seguì uno spaventoso rastrellamento.

Da vedere

Arrivando da Fiorenzuola, si nota subito il castello su una collinetta a destra di Via Roma. L’edificio attuale ricalca in parte la pianta quadrilatera del primitivo fabbricato: le sue mura in mattoni sono fortemente scarpate, con alcune antiche feritoie e l’ingresso sul prospetto di sud-ovest. I Landi lo trasformarono in edificio residenziale nel corso dei secoli. Il cortile ha doppi portici, originariamente a quattro fornici: sul lato nord-est c’è un tratto di mura in pietre squadrate, forse parte dell’antica torre. All’interno sono rimaste solamente le decorazioni in stucco della cappella, risalenti al XVIII secolo.
L’edificio è circondato da una grande area verde.
La chiesa di San Martino ha origini gotiche trecentesche, ma fu riedificata in stile barocco; la facciata, slanciata da tre pinnacoli, porta la statua del Santo patrono nella nicchia centrale; l’interno custodisce un dipinto seicentesco che rappresenta il Santo titolare nell’atto di dividere il mantello.

Dintorni

Premettendo che dedichiamo un intero paragrafo a Chiaravalle della Colomba, cominciamo la visita dei dintorni da Castelnuovo Fogliani (111 m), un piccolo borgo a circa 4 km da Alseno, posto sulla riva destra dell’Ongina e raccolto intorno al suo castello.
La chiesa della frazione, intitolata a San Biagio fu edificata in stile neogotico nella prima metà del XX secolo, su disegno dell’architetto di Parma Camillo Uccello. Quest’edificio sostituì quello dedicato a San Pietro, risalente al XII secolo.
Nel 1744 il marchese Giovanni Sforza Fogliani diede inizio ai lavori di ricostruzione del castello, trasformato in una superba villa.
Le tracce dell’antica rocca sono state cancellate, tranne la torre quadrata in laterizi del 1377, con merli ghibellini e decorazione a denti di sega: la base dell’alta torre, innestata sul corpo di fabbrica più antico, costituisce l’ingresso alla villa.

I saloni di questa signorile dimora sono riccamente stuccati e affrescati con soggetti mitologici e paesaggistici.

Il bellissimo salone dei ricevimenti è stato affrescato dal cremonese Giuseppe Natali.

Il disegno della villa si deve all’architetto napoletano Luigi Vanvitelli (1700 – 1773), che progettò anche il giardino all’italiana e la chiesa interna con pianta a croce greca, anch’essa dedicata a San Biagio, come quella novecentesca del paese.
Il giardino all’italiana, in origine, aveva un parterre di quattro aiuole trapezoidali con siepi di bosso che formavano volute; nell’Ottocento fu aggiunto un romantico parco all’inglese sul lato est. Le aiuole del parterre divennero in seguito tre, con un disegno più elaborato che rappresenta anche lo stemma papale di Pio XI.
(attualmente non è visitabile per lavori; per informazioni Tel. 0523.947112).
A Castelnuovo si visita il Monastero benedettino di Santa Maria delle Grazie, lungo la strada per Salsomaggiore: il complesso fu fondato nel 1488, mentre la sua chiesa fu consacrata nel 1505 e divenne il luogo di sepoltura di molti Fogliani.

Il territorio a sud di Castelnuovo ospita anche una parte del Parco Fluviale Regionale dello Stirone, sul quale trovate maggiori informazioni nel paragrafo relativo a Vigoleno (Vernasca).

Andando in direzione Castell’Arquato, possiamo visitare le frazioni di Cortina e Lusurasco.
A Cortina (140 m) c’è la chiesa del SS. Salvatore, con settecenteschi decori barocchi e due interessanti dipinti: una tardo-cinquecentesca Flagellazione e una settecentesca Via Crucis.
Lusurasco (118 m) ha origini antiche: la sua chiesa, dedicata a San Colombano, esiste dal VII secolo e dipese dal vescovo di Piacenza fino al 1220, quando prese ad essere amministrata dalla pieve di Castell’Arquato. La parte più antica dell’edificio, rimaneggiato più volte, è visibile nelle cappelle centrali dei secoli XVI e XVII.

Chiaravalle della Colomba - Storia e Arte

L’Abbazia di Chiaravalle della Colomba è un magnifico esempio di arte medievale cistercense.
La sua fondazione, decretata con un documento dell’11 aprile 1136, fu diretta da San Bernardo.
Bernardo era figlio di un vassallo dei duchi di Borgogna; nel 1112 entrò nel monastero di Cîteaux (la latina Cistercium), fondato nel 1098 e luogo d’origine dell’Ordine dei Cistercensi: questi monaci seguivano le regole di una rigida ascesi, della semplicità, della pietà mistica e dell’attività economica.
Nel 1115, quando aveva appena ventiquattro anni, Bernardo fondò il monastero di Clairvaux (la latina Claravallis) nella regione di Champagne, ricoprendone la carica di Abate per tutta la vita.
Morì nel 1153, quando aveva personalmente fondato circa 70 monasteri in tutta Europa.
Bernardo si fermò a Piacenza dopo aver avviato la costruzione di un monastero a Milano: Oberto II Pallavicino e il cremonese Corrado Cavalcabò donarono il terreno per il complesso cistercense piacentino, la cui edificazione fu appoggiata da influenti famiglie della città e sollecitata dal vescovo Arduino, che concesse altre terre col succitato documento.
Il monastero fu intitolato a Santa Maria della Colomba, probabilmente per rievocare il mistero dell’Annunciazione, anche se la leggenda vuole che una colomba, lasciando cadere dal becco delle pagliuzze, delimitò il perimetro dell’edificio davanti agli occhi dei monaci.
L’Abbazia divenne presto potente per i tanti privilegi che le furono concessi già nel 1137 da Papa Innocenzo II e nel 1144 da Lucio II.
Proprio in virtù del suo prestigio, nel 1214 fu oggetto di depredazioni ad opera delle truppe di Parma, Reggio e Cremona, e poi ancora nel 1248, quando Federico II di Svevia saccheggiò e incendiò il monastero uccidendo molti monaci: la struttura fu completamente ricostruita secondo il progetto originale.
Un’altra razzia è documentata nel 1335.
Nel 1444 il monastero fu eretto in commenda, malgrado vi si svolgessero, oltre alle attività religiose, anche studi letterari e scientifici, specialmente nel campo dell’agronomia.
Secondo questa istituzione, il titolo di abate era assegnato a persone note che, pur non vivendo nel monastero, ne gestivano le rendite, spesso causando il declino dei complessi monasteriali.
Dal Cinquecento al Settecento l’edificio fu ampliato.
Nel 1805 e nel 1810 si registrano due decreti napoleonici, per i quali si confiscarono i beni dell’Abbazia e si allontanarono i monaci; terreno e fabbricati passarono agli Ospedali Civili di Piacenza.
I monaci cistercensi dell’Abbazia di Casamari tornarono ad abitare il monastero nel 1937, chiamati dal vescovo di Piacenza.
Dal 1976 il complesso è proprietà demaniale: i monaci tuttora vi svolgono le loro attività e vi producono liquori, tisane, miele e profumi.
In giugno, per la festa del Corpus Domini, si assiste allo spettacolo dell’Infiorata: un tappeto di petali che parte dall’ingresso della Basilica e arriva al presbiterio, illustrando scene sacre.
La visita al complesso monastico comincia dalla Basilica, la cui facciata a salienti e in mattoni è tripartita, e presenta nella parte superiore la porzione più antica caratterizzata dagli archetti pensili. L’elegante rosone in marmo è di epoca più tarda, come l’importante nartece trecentesco: sotto il vestibolo, a sinistra, c’è la tomba gotica dei primi abati. Il campanile è postumo, del 1570: la regola della semplicità imponeva ai Cistercensi di non dotare le loro Abbazie di torre campanaria.
L’interno romanico a tre navate è molto ampio: 65x20 m, con un’altezza di 20 m, elemento che caratterizza una transizione al gotico. I pilastri, i costoloni e gli archi sono in mattoni, il cui colore spicca sul semplice intonaco bianco, mentre l’altare maggiore e il fonte battesimale risalgono rispettivamente al 1771 e al 1583.
La navata centrale è scandita da quattro grandi campate costolonate a crociera e culmina nel coro e nell’abside quadrata rivolta ad est: questa prende luce da una lastra di calcare, come le prime abbazie fondate da Bernardo in Francia. Nel coro è stato posto un affresco di scuola raffaellesca che si trovava nell’Aula Capitolare. Il transetto, ampio quanto la navata maggiore, presenta sei cappellette a fondo piatto, disposte simmetricamente rispetto all’abside.
Dal transetto di destra si accede alla sagrestia, il cui stile è compitamente gotico: l’abside è circolare; importanti affreschi trecenteschi, tra cui la Crocifissione, sono conservati nell’omonima cappella e sembrano risentire di influenze giottesche. Altra importante reliquia è la teca con la Sacra Spina donata dal re di Francia Luigi IX detto “Il Santo”, che aveva capeggiato la VI Crociata (1248 – 1254).
Dalla navata destra si accede al duecentesco chiostro, il vero gioiello dell’intero complesso.
La pianta è quadrata, con lato di 40 metri. Ogni galleria è divisa in otto campate a crociera, con i costoloni che poggiano su meravigliose mensole pensili in arenaria, scolpite in forma di elementi vegetali e animali o di figure telamoniche. Su ogni lato del portico si succedono quadrifore ogivali (24 partizioni e 96 ogive in totale), scandite da colonnine binate in marmo rosa veronese (130 in tutto); ciascun angolo è caratterizzato da quattro colonnine ofitiche, legate, cioè, dal “nodo di serpente” tipico dell’arte romanica.
Dal giardino del chiostro si ammira inoltre la cornice ad archetti e tortiglioni che corre lungo il portico, aperto in sei punti sul parterre.
L’Aula Capitolare si trova sul lato est del chiostro, lungo il quale si ammira il bellissimo capitello delle colombe. Il Capitolo era la sala adibita alle discussioni dei monaci, quindi era un luogo particolarmente importante per la vita del monastero.
Il valore di questa stanza - a due navate divise da due pilastri - è sottolineata dalle due ricche trifore gotiche in cotto e pietra e dall’ingresso che si affacciano sul portico; sopra il portale di accesso c’è un affresco cinquecentesco: San Benedetto che consegna la Regola.
Dalle grandi trifore, anche i conversi - fratelli laici passati in età adulta alla professione monastica - potevano seguire le riunioni dei monaci, restando sotto il portico.
Sul lato sud del chiostro c’è il Calefactorium, segnalato dal capitello della Madonna col Bambino tra gli Apostoli e da quello scolpito con figure ammonitrici; l’antico refettorio era riscaldato ed era usato dai monaci per altre attività nei giorni molto freddi: oggi è adibito a liquoreria.
Il Museo dell’Abbazia trova posto nell’antico dormitorio comune dei monaci, che comunicava col transetto destro della Basilica tramite una scala. Qui sono allestiti pannelli illustrativi che spiegano la storia e l’architettura dell’Abbazia, la sua attività economica e l’amministrazione delle grange, le tipiche fattorie benedettine.
Davanti alla Basilica c’è il Palazzo della Commenda, residenza dell’Abate dal 1444, mentre all’estremità sinistra della piazza c’è la chiesetta, anch’essa in stile romanico, che oggi ospita l’Ufficio Informazioni Turistiche.

Visite: Via Centro, 35 - Tel. 0523-940132
Orario feriale: 8.30 - 11.30 e 14.30 - 17.30 (ultimo ingresso ore 17.00).
Orario festivo: 8.30 - 12.00 (ultimo ingresso ore 11.30) e 14.00 - 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30). Ingresso ad offerta libera.

Informazioni Utili

Municipio
Piazza XXV Aprile, 1
Tel. 0523-945511
Fax: 0523-949445
E-mail: comune.alseno@sintranet.it
Sito web: www.comune.alseno.pc.it

Ufficio Informazioni Turistiche
Tel. 0523-940001 (aperto da marzo a settembre)

Carabinieri
Tel. 0523-244500

Frazioni: Alseno, Castelnuovo Fogliani, Chiaravalle della Colomba, Lusurasco.

Distanza da Piacenza: 37 km

Superficie: 55,51 kmq
Altitudine: 81 m
Residenti: 4.795

CAP: 29010