comune di BESENZONE


La Storia

Il territorio di Besenzone fu abitato in epoche protostoriche come tutta la Pianura Padana, ma qui, diversamente da altrove, questi insediamenti sono stati scoperti.
Nel 1862, in località Colombare di Bersano, è venuta alla luce una grande terramare risalente all’Età del Bronzo.
Già nel Neolitico cominciava ad organizzarsi una nuova popolazione agricola, che coltivava cereali e praticava l’allevamento: i nuclei famigliari iniziavano ad unirsi in villaggi, e andava evolvendosi una tipologia di insediamento su palafitte.
La cultura delle terramare della grande pianura del Po, si sviluppò tra l’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro, in un periodo che va all’incirca da 1700 a 800 anni a.C.
Questi villaggi mostravano i primi segni di fortificazione, poiché, contemporaneamente allo sviluppo della vita economica, maturò anche l’organizzazione sociale volta alla difesa.
Le terramare erano villaggi poggiati su pali conficcati nel terreno a sostenere un impalcato sul quale si costruivano le capanne. L’abitato era circondato da palizzate o, nella sua forma più evoluta, da un sistema di terrapieni e fossati, ed era diviso in insulae rettangolari attorno a due vie principali, una da nord a sud e l’altra da est ad ovest.
Un sistema di canali teneva le acque fuori dell’abitato, mentre i piccoli agglomerati di capanne erano connessi tra loro da argini, alla stregua di stradine interne al villaggio.
Ai margini degli acquitrini si formarono insediamenti umani che, dapprima, furono di modeste dimensioni (uno o due ettari per 100/200 abitanti nella media Età del Bronzo) e più estesi in seguito (anche 20 ettari abitati da un migliaio di terramaricoli nel Bronzo recente).
I reperti emersi dagli scavi condotti da Luigi Scotti nell'Ottocento, sono visibili al Museo Civico di Piacenza (Palazzo Farnese), e al Museo “Luigi Pigorini” di Roma. Al Farnese sono custoditi anche gli oggetti terramaricoli rinvenuti a Castelnuovo Fogliani e a Rovere di Caorso.
Nei secoli successivi il territorio fu popolato dagli Etruschi, che forse iniziarono la pianura ancora acquitrinosa con una rete di canali di drenaggio.
A questo proposito ricordiamo che, secondo la tradizione, Besenzone fu fondata dal figlio di Mesenzio, re di una potente città etrusca, passato alla storia poiché citato da Virgilio nell’Eneide: Turno e i Rutuli gli chiesero aiuto per attaccare il nuovo stato troiano di Enea;, ma, nel libro X, Enea uccise il tracotante Mesenzio e suo figlio Lauso.
La bonifica della pianura piacentina continuò con la grande opera del console Emilio Scauro (109 a.C.), che utilizzò il suo esercito per regimare il corso dei torrenti.
Segni evidenti della centuriazione romana sono stati riscontrati nel quadrilatero formato da Arda, Chiavenna, Via Emilia e Via Postumia: la ripartizione dei terreni probabilmente coinvolse anche le zone attorno a Besenzone, dove sono state ritrovate tombe e monete romane.
Nel periodo altomedievale, la zona di Besenzone era parte di quelle terre note, intorno al secolo XI, come Comitato Aucense: si trattava di un’area imprecisata tra Po, Appennino, Chiavenna e Taro, nucleo del futuro Stato Pallavicino.
In quest’area si insediò il marchese Adalberto degli Obertenghi nel 960, ricevendone l’investitura per sé e per i figli dall’imperatore Ottone III.
La dinastia, dal 1148 appellata “Pelavicino” e, quindi, “Pallavicino”, ottenne altre investiture imperiali, come quella di Corrado II per Ubertino, e quella del 1162 (o 1182), con la quale Federico Barbarossa investì Oberto II di un vasto territorio vagamente triangolare, che, dalla base disegnata dal Po, si incuneava fino a Salsomaggiore, includendo grandi centri come Busseto, Fidenza, Cortemaggiore, Monticelli d’Ongina ed altri.
Ciò che qui interessa è che, nel documento imperiale del XII secolo, sono citati anche Besenzone, Bersano e Casteldardo, frazioni del Comune che vantano origini antiche.
Le cronache storiche riportano fatti di guerra presso la rocca di Casteldardo – di cui non resta traccia – nel 1214, quando le truppe cremonesi la assalirono, e nel 1308, quando vi si scontrarono ancora una volta i ghibellini e i guelfi di Alberto Scoto, la cui potenza era ormai al tramonto.
Nel 1441 Rolando Pallavicino fu investito da Filippo Maria Visconti di un grande feudo imperiale, ricostruito da Rolando detto Il Magnifico dopo un periodo di decadenza durato circa 170 anni.
Due dei suoi sette figli, però, avendo ereditato “pro indiviso” Busseto, Cortemaggiore e Bargone, vollero dividere il feudo, ricorrendo all’autorità del Duca di Milano.
Nel 1479, Giovanni Genesio divenne unico signore dello Stato con capitale a Busseto, mentre Giovanni Lodovico si trasferì a Cortemaggiore, che divenne l’altra capitale del territorio: Besenzone, Bersano e Casteldardo furono incluse tra i territori di Cortemaggiore.
Lo Stato fu riunificato nella seconda metà del XVI secolo da Sforza Pallavicino, e visse ancora pochi decenni di grandezza fino al 1588, quando Ranuccio Farnese lo inglobò con la forza nel Ducato di Parma e Piacenza.
250 anni dopo, Lorenzo Molossi, nel suo Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla (1832-1834), descrisse Besenzone come una comunità di soli 140 abitanti e pochi gruppi di case.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, Besenzone produceva cereali e fagioli, frutta e uva da tavola, suini e pollame, burro e formaggio, prodotti che commerciava a Fiorenzuola, Piacenza, Cortemaggiore e Cremona.

Da vedere

Ancora oggi Besenzone è un centro agricolo con una fiorente produzione di frutta, cereali, foraggio, pomodori e barbabietole: la sua campagna è quella tipica della Bassa Padana, con le case padronali affiancate da moderne aziende agricole.
In paese si visita la parrocchiale.
Come testimoniato dalla visita pastorale del 1579, la Chiesa di San Vitale Martire fu tributaria della pieve di San Martino in Olza (Cortemaggiore), quest’ultima già citata nel X secolo. Il tempio antico fu demolito nel 1901 perché pericolante, e fu sostituito dall’edificio odierno, consacrato nel 1922 dal vescovo Ersilio Menzani. La chiesa, a croce latina, è suddivisa in tre navate, e fu affrescata dal cremonese Gracchi nel 1933.
Il campanile romanico è stato sostituito nel Novecento.
Anche le chiese di Bersano e Mercore, frazioni sulla riva sinistra del torrente Ongina, sono state ricostruite nel XX secolo.

Informazioni Utili

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A.V.I.S. Comunale di Besenzone
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Frazioni: Bersano, Besenzone, Mercore

Distanza da Piacenza: 24 km

Altitudine: 48 m
Superficie: 23.88 kmq
Residenti: 1.000 circa

CAP: 29010