comune di bettola
La Storia
Reperti archeologici, che comprovano la presenza umana in questi territori, furono scoperti a Costa di Pradello, dove vennero alla luce armille di bronzo risalenti al II millennio a.C..
Anche i resti di una fornace romana per laterizi ai piedi del Monte Zucchero, in località Buzzetti, testimoniano un insediamento molto antico, che può risalire ad epoche precedenti la conquista di Roma: non dimentichiamo che la zona mineraria intorno al torrente Riglio era già sfruttata dai Liguri.
La Tabula Alimentaria Veliate Traianea (inizi del II secolo d.C.), inoltre, elenca proprietà fondiarie identificabili con le località di Missano, Ebbio, Versiano e Lugherzano; anche “Bramaiano” è un toponimo d’origine romana.
La Val Nure è disseminata di case-torri e caminate, che lasciano presupporre la presenza di luoghi di vedetta molto antichi lungo vie di comunicazione tra la pianura e il Mar Ligure. Questi percorsi furono battuti anche per tutto il Medioevo e ancora nel Cinquecento: la Val Nure vide per secoli il passaggio di molti mercanti liguri che portavano olio nell’entroterra, per far ritorno con carichi di cereali.
A Bettola i commercianti facevano tappa prima di rimettersi in cammino, data la sua collocazione in una conca spaziosa prima che la valle si chiuda: béttola significa appunto locanda, osteria e, benché non sia riconosciuto come nome ufficiale del territorio fino a tempi a noi molto vicini, è evidente che il toponimo deriva dalla funzione di punto di ristoro del villaggio.
Molte proprietà fondiarie fortificate del territorio di Bettola appartenevano, intorno al Mille, al Monastero di San Savino in Piacenza, come dimostrato, tra l’altro, dagli atti firmati da Innocenzo II (1132) e da Alessandro III (1173) riguardanti il castello di Calenzano (di cui non resta traccia).
Dopo il periodo dei Liberi Comuni, i Visconti iniziarono a controllare il Piacentino: in Val Nure essi si trovarono a dover fronteggiare le pretese dei Nicelli, in quegli anni proprietari di molte terre nel comprensorio di Bettola.
Secondo la tradizione, la nobile famiglia dei Nicelli ha origini molto antiche, essendosi un suo esponente distinto al fianco di Carlo Magno, quando, nel 774, questi discese in Italia per catturare Desiderio.
La storia di queste terre, a partire dal Quattrocento, è contraddistinta dalla rivalità tra Nicelli e Camia, i quali avevano proprietà a sinistra del Nure.
Questa faida portò a fatti di sangue che funestarono per molti anni la vita dei rurali della zona, per altro poco inclini per natura a sottostare ai soprusi dei feudatari.
E, in effetti, i valligiani ribelli ottennero alcuni importanti privilegi da Filippo Maria Visconti il primo di novembre del 1441: con “soli” mille ducati, essi si comprarono una relativa autonomia da Milano, costituendosi in Magnifica Comunità della Valle di Nura, comprendente 38 comuni.
La Comunità godeva di immunità fiscali, era esonerata da tasse straordinarie e aveva suoi statuti per regolare il commercio, la viabilità, la sanità e anche la polizia locale, governata da propri magistrati; il priore a capo della cittadinanza era coadiuvato da 24 deputati rurali.
Non dimentichiamo che, solo una ventina di anni più tardi, Francesco Sforza risolse col sangue la sollevazione dei contadini capeggiata da Onofrio Anguissola presso Grazzano.
Nel 1496 accadde qualcosa di fondamentale per la storia di Bettola, che ancora non si chiamava così, ma che era identificata da due borghi: San Bernardino sulla riva destra e San Giovanni sulla riva sinistra.
Accadde che si sparse la voce di un’apparizione della Madonna ad una pastorella, presso una quercia nella località oggi nota come “dei Frati”.
La data dell’apparizione non è certa, ma resta il fatto che Bettola prese ad essere meta di grandi pellegrinaggi, tanto che, i primi di maggio del 1497, Ludovico Sforza detto “il Moro” interrogò sui fatti il suo commissario Ambrogio Zanca. Questi rispose il 15 maggio, con una dettagliata relazione circa i fatti miracolosi e le guarigioni documentate, da cui si apprende che esponenti delle nobili famiglie dei Nicelli e dei Camia, così come alcuni popolani, vennero prodigiosamente risanati da malattie e infermità: questi eventi eccezionali imposero una tregua alle faide e alle insurrezioni, unendo tutta la popolazione, i nobili e i rurali.
Il nostro Comune fu quindi riconosciuto dai valligiani, per motivi di religiosità prima d’ogni altra cosa, come capoluogo della Val Nure.
Gli abitanti costruirono una chiesetta sul luogo dell’apparizione, affidandola ai Francescani, i quali eressero il loro convento.
Il 17 dicembre 1523, il pontefice Clemente VII (dal 1521 Piacenza era governata dallo Stato Pontificio) autorizzò la Magnifica Comunità a tenere la Fiera Settembrina, allora nota come “fiera di merci e bestiami”.
Un tremendo fatto di cronaca nera avvenuto nel 1539 segnò la storia del comprensorio: Giovambattista Nicelli, a capo di un centinaio di suoi seguaci, partì dal castello di Cianeto per Borgo San Giovanni, dove saccheggiò e trucidò diversi abitanti. I suoi uomini catturarono quindi il vegliardo Giovanni Camia, accusato di essere stato il mandante dell’assassinio di Stefano Nicelli, e lo condussero presso un rio, dove lo crocifissero e lo scorticarono. Questo luogo, in seguito chiamato Rio Barbarone per l’atrocità del fatto, non distava dalla zona dell’apparizione che una quarantina d’anni prima aveva unito le famiglie.
La rappresaglia fu inevitabile: i Camia partirono alla volta del castello di Erbia - tenuto da Gian Francesco Nicelli - distruggendolo.
La conseguenza di questa situazione ormai insostenibile, fu che Papa Paolo III Farnese nel 1540 decise di porvi fine ordinando la costruzione di un fortilizio - noto come Torre Farnese - in località Ferracane, dove pose un suo commissario delegato ad amministrare la giustizia.
Nel 1543 lo stesso pontefice elogiò la tenacia con cui i valligiani si ribellavano ai soprusi dei signorotti.
I Nicelli, profittando del momento di confusione generato dall’assassinio di Pier Luigi Farnese, incendiarono la Torre nel 1547; la sua ricostruzione fu commissionata da Ottavio Farnese nel 1562.
È il 1550 quando, per la prima volta, i betulenses sono citati in uno scritto, precisamente dal notaio e poeta Gian Francesco Lupi in una sua ode all’Apparizione della Madonna della Quercia.
Con l’arrivo di Napoleone anche queste terre subirono una riorganizzazione amministrativa: nel 1805 fu istituito il Comune di Borgonure.
Nel 1810 Napoleone ebbe il demerito di chiudere il convento francescano, che andò in rovina: gli abitanti salvarono quercia e statua della Madonna portandoli nell’oratorio di San Giovanni.
Nel 1860 il convento fu adibito a carcere mandamentale.
Il 5 agosto 1877 si decretò l’unione amministrativa dei due borghi, connessi dal nuovo ponte un anno dopo: la donna dello stemma comunale, posta tra i due villaggi, simboleggia questa fusione.
Dal 1881 entrò in funzione il tram a vapore della linea Piacenza-Bettola, mentre, il 21 aprile 1932, si inaugurò la linea elettrica (Piacenza-Bettola in 45 minuti) in servizio fino al 28 febbraio 1967; le littorine, per le loro caratteristiche, erano anche note come “le piacentine”.
Nel 1913 Pio X dichiarò la Beata Vergine della Quercia patrona di tutta la Val Nure.
Il 12 gennaio 1945, presso il Rio Farnese, venti partigiani furono uccisi con un colpo alla nuca; dei venti compagni catturati insieme a loro non si seppe più nulla.
Da vedere
Arrivando a Bettola, prima di attraversare il ponte sul Nure, ci troviamo sulla sponda destra e nell’antica borgata di San Bernardino, dove si notano alcuni edifici settecenteschi.
La chiesa omonima risale al Seicento e dipendeva in passato da quella di Bramaiano. L’interno, a navata unica, conserva stucchi, affreschi di G. B. Galluzzi (1716), opere della Scuola del Bibiena, e gli stemmi dei Nicelli, dei Colombo e dei Cavalli.
Il centro sportivo di Bettola si trova accanto alla chiesa, e la piazza del borgo è intitolata a Bartolomeo Perestrello, suocero di Cristoforo Colombo.
Prima di attraversare il ponte si gira a sinistra verso Bramaiano, dove si visita la massiccia e quadrata Torre Farnese, trasformata in residenza privata dopo un sapiente restauro. Alcuni balconcini e l’edicola presso l’entrata affinano la sua mole possente; nel cortile interno il famigerato “pozzo del taglio”, le cui pareti dotate di lame costituivano il supplizio dei condannati a morte.
Ora si passa il ponte e si visita la borgata di San Giovanni, che si apre con la vastissima Piazza Colombo, su cui domina la statua di Cristoforo, scolpita dall’Astorri e inaugurata nel 1892, in occasione del 400° anniversario della scoperta dell’America.
Sulla piazza si affaccia il bellissimo Santuario della Madonna della Quercia, eretto tra il 1879 e il 1885 in stile romanico-lombardo, su disegno dell’ing. Guglielmo della Cella (il campanile di 54 m fu aggiunto nel 1929).
I sassi bianchi e neri che caratterizzano il tempio, furono portati a mano dal greto del Nure dagli abitanti, che parteciparono in prima persona alla costruzione della chiesa. L’interno a tre navate fu decorato nel 1958 da Luciano Ricchetti che rappresentò la Vita della Vergine e la Via Crucis.
I marmi gialli del presbiterio sono stati scolpiti da Paolo Perotti nel 1970, mentre la cancellata di ferro battuto proviene dalle botteghe artigiane di Grazzano Visconti; la quattrocentesca statua lignea della Madonna è posta nell’abside, circondata dai rami di un’antica quercia.
Poiché il Santuario e il convento francescano costruiti dopo il manifestarsi della Madonna erano andati in rovina, nel 1954 fu eretta in zona “i Frati” la Cappella dell’Apparizione, su progetto di Pietro Berzolla. All’interno il pregevole mosaico di Ricchetti, recentemente restaurato, rappresenta l’Apparizione della Vergine ed è fatto di tessere in oro e smalto.
Dintorni
Il comprensorio comunale di Bettola si distende su un’area piuttosto ampia nella media Val Nure, e si spinge fino alle prime zone montuose dell’alta valle.
Attraverso il Passo del Cerro, Bettola comunica con la Val Trebbia: parte della bellissima Valle del Perino, affluente del Trebbia, è inclusa nel Comune.
Il Passo dei Guselli porta invece in Val d’Arda e in Val Chero.
Il Riglio costituisce il confine est del territorio, mentre a sud c’è la Val Restano.
Proponiamo di seguito tre itinerari, uno a sinistra e due a destra del Nure.
Ecco l’itinerario ad ovest del fiume.
Partiamo da Spettine, facilmente raggiungibile dalla statale 654 girando verso la riva sinistra davanti a Biana e, oltrepassato il ponte, a destra. Qui si trova il castello posto a guardia tra Val Nure e Val Trebbia, fondato dai Da Spettine che ne erano proprietari in epoca comunale. Dal 1396 appartenne ai Visconti e nel 1440, agli Anguissola, che, nel XVI secolo, lo dividevano con i Caracciolo. La fortezza presenta una parte centrale massiccia, più alta e più antica, circondata da edifici più bassi, uno dei quali - cinquecentesco - ha un salone con soffitto a cassettoni e camino in arenaria. Due locali del castello sono noti per essere stati “la prigione delle donne” e la “prigione degli uomini”.
A Piane di Spettine c’è la chiesa di San Pantaleone.
Poco più a sud, sul Monte Sant’Anna, ci sono bellissimi sentieri che mostrano segni di antichi acciottolati, e begli scorci della Val Nure.
Andando ancora verso monte si passa a Lugherzano, prendendo stavolta la sinistra dopo il ponte sul Nure: qui si vedono il torrione e la diroccata Pieve di Santo Stefano. A Missano (534 m) c’è un’altra massiccia casa-torre in sasso con copertura a capanna, che porta ancora lo stemma dei Nicelli; la chiesa di San Michele Arcangelo, è molto antica ed era un tempo una delle più importanti della zona.
Salendo le pendici di Monte Barbieri, si arriva ad Ebbio (756 m), raggiungibile anche salendo dal Trebbia, attraverso il Passo del Cerro e il Passo della Pia. Qui si visita un’altra torre dei Nicelli, coperta da tetto a capanna e con alcuni muri perimetrali.
Ritorniamo ora a Bettola per fare il giro della zona sud-ovest del Comune, dove c’è la Valle del Perino, l’affluente di destra del Trebbia che scorre tra il Monte Osero (1.298 m) ad est e i monti Armelio (903 m) e Agostino (1.255 m) ad ovest.
La Valle del Perino è molto interessante dal punto di vista naturalistico, perché presenta aspetti selvaggi e spettacolari, come i canyon e le bellissime cascate presso Calenzano, nel tratto intermedio del torrente Perino: le più belle hanno un'altezza che varia fra i 5 e i 17 metri, e ai loro piedi si formano splendidi laghetti in cui l’acqua non manca neppure nei periodi di grande siccità. Le cascate sono risalibili anche con la via ferrata: in questo caso la loro visita è decisamente più avventurosa, ma si può anche decidere di percorrere un agevole sentiero.
In questa valle passano il bellissimo sentiero 181 del C.A.I. e lo 001, che porta al rifugio del G.A.E.P.
Superato il ponte sul Nure nel capoluogo, si gira a destra per Perino e per il Passo del Cerro (tralasciamo la visita a Pradello, precedentemente descritta).
Arrivati al Passo, teniamo la sinistra per visitare Leggio, Piccoli e Calenzano, sul versante orientale della valle.
A Leggio (725 m) si gode di un bel panorama e si visita l’ottocentesca chiesa di Sant’Antonio Abate. Andando a monte si arriva a Piccoli, posto di fronte a San Boseto, e si prosegue per Calenzano (652 m), dove, in posizione isolata rispetto all’abitato ed immersa nella natura, si trova la chiesa di San Lorenzo, che vanta antichissime origini e che è impreziosita da pregevoli opere settecentesche di Robert de Longe, Luigi Mussi e Giovanni Setti. Fa parte di questa frazione la rocca di Erbia, la cui torre, recentemente crollata, si ergeva su un promontorio: la fortezza fu eretta dai Nicelli nel Quattrocento per precludere l’accesso alla Val Nure a coloro che provenivano dalla Val Trebbia; nel Seicento il fortilizio fu ristrutturato dai Gulieri, che avevano un palazzo anche a Calenzano. Questa frazione organizza bellissime manifestazioni centrate sulla buona cucina, sulla natura e, ovviamente, sulle cascate del Perino; vi consigliamo quindi di dare un’occhiata all’elenco delle manifestazioni.
Sulla sponda opposta del torrente c’è Villanova Valperino, con lo sfondo della cresta frastagliata del Monte Concrena; il castello dei Nicelli è andato perso, ma in località Bacchetti resta una struttura difensiva, nota come Torre San Giovanni. Segnaliamo inoltre il rifugio OTP.GEA in località Bosco delle Polveri, ricavato dalla vecchia abitazione dei minatori.
Torniamo ora accanto alla sponda sinistra del Nure, 2 km a sud di Bettola, per visitare Revigozzo (474 m), la cui isolata pieve di San Michele, in stile neogotico ma documentata fin dal secolo XI, governava la chiesa della borgata di San Giovanni: la pieve è ritenuta la più antica della zona e, dal 1217 al XIX secolo, fu inclusa nella Diocesi di Pavia.
Nei dintorni si ammirano le vestigia del castello di Cianeto, di cui restano una casa-torre diroccata, alcuni muri perimetrali e edifici castrensi di epoca più recente. Il lago dei pini regala una piacevole sosta.
Pochi chilometri più a sud c’è Olmo, una frazione lungo la statale 654 con l’antichissima chiesa di San Cristoforo. Ad Olmo, guardando verso il Nure, si ammira la Valle del Restano, che si immette nel fiume passando attraverso la Rocca del Lupo e la Rocca d'Olmo.
Ora torniamo a Bettola per visitare il territorio ad est del Nure.
Restiamo sulla sponda destra e, prima dell’abitato di Bettola, una strada a sinistra ci porta a Roncovero, Vigolo e Rossoreggio, tre borghi caratteristici.
A Roncovero (400 m), oltre al fortilizio trasformato in residenza di campagna, si visita la neogotica chiesa di San Lorenzo, slanciata dai pinnacoli e costruita su progetto dell’architetto Berzolla. Poco oltre si arriva all’abitato di Vigolo (584 m), il cui castello, appartenuto ai Nicelli, fu ristrutturato nel XIX secolo e adibito ad uso agricolo, pur conservando qualche elemento originale. L’antica chiesa di San Salvatore, citata prima del Mille, presenta ancora elementi romanici ed è caratterizzata da uno slanciato campanile neoromanico eretto nel 1926 su quello antico; l’interno a tre navate custodisce pregevoli opere.
Saliamo sul versante ovest del Monte Castellone (758 m) per scendere poi verso est a Rossoreggio (615 m), un borgo che sovrasta le sorgenti del Riglio. Anche il suo castello era parte dello scacchiere difensivo dei Nicelli: oggi resta una massiccia torre coperta su cui si nota una bifora, ed altri corpi di fabbrica ad essa addossati. La chiesa dei SS. Nazaro e Celso è documentata per la prima volta nel XVI secolo e conserva un crocifisso ligneo del Settecento.
Da Bettola si riparte per visitare il territorio a sud-est del capoluogo.
Una strada a sinistra, appena prima del ponte, ci porta verso Bramaiano (440 m) passando davanti a Torre Farnese, di cui si è già detto. Qui si visita un castello diverso da quelli visti fino ad ora, il più bello di tutta l’area: è la cosiddetta Caminata, una fortezza medievale dei Nicelli, i quali la resero più elegante nel Cinquecento, dotandola di loggiati inusuali per i castelli di montagna; alcune sale interne hanno soffitto a cassettoni: in una si conserva un grande camino in pietra. Ricordiamo che dall’antica chiesa di Santa Maria Assunta con facciata a salienti, un tempo inclusa nella Diocesi di Pavia, dipendeva quella di Borgo San Bernardino.
Si prosegue fino ad un bivio: a sinistra si arriva a Prato Barbieri e al Passo dei Guselli, a destra, invece, a Groppo Ducale (760 m). Questa frazione appartenne ai guelfi Fulgosio, che vi eressero un castello presso l’altura su cui oggi si trova l’antichissima chiesa di San Biagio, dove vale la pena sostare qualche minuto.
Dal punto di vista naturalistico, segnaliamo la parete nord del Monte Penna, con gli strati sedimentari che affiorano offrendo un raro spettacolo. A monte della frazione c’è Montelana, dove Santa Franca da Vitalta fondò, nel 1213, un monastero tra Val Nure e Val d’Arda.
Da Groppo Ducale, presso Costa, partono i sentieri C.A.I. 029 per Rigolo e 043 per Fontanavento, ma la Valle del Restano è raggiungibile anche in auto, tornando a Bramaiano e prendendo verso sud: il percorso in auto è però sconsigliato in caso di maltempo.
Dopo Fontanavento (500 m) si arriva a Restano e quindi a Rigolo, dove si visita l’antica e graziosissima chiesa dei SS. Quirico e Giulitta, un edificio sacro rustico, tipico di queste montagne. Presso Rigolo Scoglio c’è una casa-torre con tetto a capanna, in buono stato di conservazione.
Ricordiamo che sono in vendita approfondite carte escursionistiche sia per trekker sia per mountain bike.
Cristoforo Colombo da Pradello?
Un punto interrogativo è doveroso, perché non ci sono molti documenti circa le origini di Cristoforo Colombo, ma piuttosto studi e ipotesi di eminenti storici, come Pier Maria Campi (1569 – 1649) e Luigi Ambiveri (1846 – 1895).
Anche gli storici spagnoli Lopez de Gomara e Orviedo Gonzales sostengono la nascita piacentina del grande esploratore.
Sembra però accertato che Domenico Colombo, padre del navigatore, sia effettivamente stato proprietario della trecentesca casa-torre di Pradello, dove filava la lana del suo gregge e dove possedeva molti terreni, tuttora chiamati “terre rosse” per la loro componente ferrosa: Cristoforo e il fratello Bartolomeo usavano aggiungere de terra rubra alla loro firma, il che sembra confermare la piacentinità della famiglia Colombo.
In questa prospettiva non è difficile immaginare perché, a causa delle scorribande dei soldati dei Visconti e poi degli Sforza, Domenico sia fuggito a Genova con la famiglia attraverso la Val Nure, su quelle strade note ai commercianti e quindi a lui, produttore di lana.
Certo è che in Portogallo Cristoforo sposò Felipa Moniz Perestrello, figlia di un Pallastrelli di Piacenza divenuto governatore di un’isola portoghese; trasferitosi in Spagna, Cristoforo prese nome di Cristobal Colòn, e si ritenne così spagnolo a tutti gli effetti.
Il figlio di Colombo, Fernando, confermò comunque che il padre aveva membri della sua famiglia nel Piacentino.
Se vi trovate nel Comune di Bettola, non fermatevi solo in piazza ad ammirare la statua dello scopritore del Nuovo Mondo - segno della determinazione degli abitanti nel ribadire l’origine bettolese del navigatore - ma andate anche a Pradello, che si trova nella valletta del Rio Ozza a 565 metri, sulla sponda sinistra del Nure e a 5 km dal capoluogo.
Dalla statale 654 si attraversa il ponte di Bettola e si gira a destra seguendo le indicazioni per Perino e, più avanti, per Pradello.
Qui si visita la casa-torre in sasso dei Colombo, crollata nella parte superiore e restaurata con una copertura a terrazza in luogo di quella originale a capanna; la torre è sede del Museo di Cristoforo Colombo, visitabile su prenotazione (I.A.T.: tel. 0523.870997 o Comune: tel. 0523.917718).
Segnaliamo che la chiesa di Pradello, dedicata ai SS. Cosma e Damiano, conserva una bellissima statua lignea di Jan Geernaert, intitolata Madonna in preghiera.
Informazioni Utili
Municipio
Piazza Cristoforo Colombo, 6
Tel. 0523-917718
Fax: 0523-911620
E-mail: protocollo@comune.bettola.pc.it
Sito web: www.comune.bettola.pc.it
Carabinieri
Via C. A. Dalla Chiesa
Tel. 0523-917710
Informazioni turistiche
Tel. 0523-917718
I.A.T. di Grazzano Visconti
Corte Vecchia, 9
Tel. 0523-870997
E-mail: iat@grazzano.it
Comunità Montana Valli del Nure e dell’Arda
Bettola - Piazza Cristoforo Colombo, 6
Tel. 0523-900048 - 0523-911541
C.A.I. Piacenza
Tel. 0523-328847
Circolo ANSPI Calenzano "Cultura e Natura"
Via della Chiesa
Frazioni: Bramaiano, Calenzano, Ebbio, Groppo Ducale, Leggio - Ferrè, Lugherzano, Missano, Olmo, Piccoli, Pradello, Recesio, Riglio, Rigolo, Roncovero, Rossoreggio, San Giovanni - San Bernardino, Vigolo, Villanova Chiesa.
Distanza da Piacenza: 34 km
Superficie: 123 kmq
Altitudine: 329 m
Residenti: 3.500 circa
CAP: 29021