comune di Bobbio


La Storia

Le terre intorno a Bobbio furono abitate fin dal Neolitico. I Liguri si insediarono qui nell’Età del Ferro (reperti custoditi a Genova), come fecero anche i Celti; successivamente i Romani colonizzarono il territorio, non senza una strenua opposizione dei Liguri.
I primi insediamenti di queste genti si trovavano dove ora c’è il Castello Malaspina, sorto a sua volta sull’antica Basilica di San Petri.
Il nome del paese deriva da quello del torrente che scende dal Monte Penice, riportato nella Tabula Alimentaria rinvenuta a Veleia: il Saltus Boielis, originato forse dal toponimo ligure boiel o dal nome della tribù gallica Boi (V – IV secolo a.C.).
L’opera di cristianizzazione fu avviata da San Savino nel IV secolo.
La grandezza di Bobbio cominciò con una donazione: quella del re longobardo Agilulfo al monaco irlandese Colombano. Nel 614, infatti, Agilulfo, esortato dalla regina Teodolinda, concesse queste terre al monaco e ai suoi seguaci, insieme a metà dei profitti delle saline poste alla destra del Trebbia. Certamente i motivi di questa elargizione dovevano essere anche politici, dal momento che Bobbio si trovava sulla Via del Sale e che Genova era ancora in mano ai Bizantini.
San Colombano restaurò subito la Chiesa di San Pietro, dove verrà sepolto nel novembre del 615. Da quel momento furono gli abati ad alternarsi nella reggenza della comunità monastica, sorta attorno a San Pietro insieme alle prime case del borgo.
Nel 774 il Regno Longobardo cedette il passo a Carlo re dei Franchi.
Il monastero di Bobbio divenne Imperiale e fu arricchito di nuovi beni: le sue proprietà si estendevano a sud fino alla Liguria e a Lucca, a ovest fino a Pavia, Monferrato e Langhe, a nord sul Lago di Garda e a est verso Mantova e Ravenna.
Nell’epoca carolingia Bobbio raggiunse il suo splendore e divenne, insieme a Montecassino, uno dei principali centri di cultura monastica in Italia. Il suo celebre Scriptorium conservava, nel IX secolo, circa 750 codici che portano i tratti della scrittura e delle miniature irlandesi. Tra i testi trascritti ci sono: il De Republica di Cicerone, opere di Plauto, Seneca e Virgilio ed il Codice Purpureo.
Dal XVII secolo fino all’arrivo di Napoleone la preziosa raccolta fu smembrata tra importanti biblioteche, come la Vaticana, l’Ambrosiana e quelle di Torino, Berlino, Parigi e Madrid.
Nella seconda metà del IX secolo, l’Abate Agilulfo avviò la costruzione della basilica e del monastero nel luogo in cui oggi si trovano.
Bobbio era fiorente anche per gli scambi commerciali, per la produzione di pergamena usata per la trascrizione dei testi antichi e per l’allevamento del maiale: il sacro rito dell’uccisione del maiale è rappresentato anche nell’abbazia, a testimoniare quanto antica sia la cultura del maiale in queste terre.
Ma l’Alto Medioevo fu anche il periodo in cui si delineò la Via Francigena, poiché la Chiesa Romana promuoveva i pellegrinaggi ai luoghi santi: l’Abbazia di San Colombano svolse un ruolo importante nel definire il percorso della Val Trebbia.
Nel 1014 l’abate ottenne la dignità di Vescovo e Bobbio quella di Città Episcopale. In seguito le cariche di abate e di vescovo furono assegnate a persone diverse.
Bobbio entrò sotto il controllo di Piacenza nel 1230 e dei Visconti nel XIV secolo.
Corrado Malaspina fu Signore della città e costruì il castello, che divenne rifugio dei ghibellini. Dal 1436 Bobbio fu feudo dei Dal Verme, ai quali si deve la struttura odierna del castello.
In seguito alle Guerre di Successione del XVIII secolo, Bobbio entrò a far parte dello Stato Sabaudo. Con l’Unità d’Italia fu annesso alla provincia di Pavia, ma, nel 1923, chiese e ottenne l’annessione alla provincia di Piacenza.

Da vedere

Entrando a Bobbio dal primo svincolo lungo la statale 45, si percorre Via Garibaldi, lungo la quale, a sinistra, c’è il Santuario della Madonna dell’Aiuto, edificio barocco a navata unica costruito nel 1640 su una chiesa del ’400, al fine di custodire un’immagine della Madonna ritenuta miracolosa; le cappelle laterali sono adornate da quadri seicenteschi.
Camminando nel Parco della Resistenza si arriva in Piazza San Francesco, alla cui sinistra, lungo Via Sopramura, c’è il duecentesco Monastero di San Francesco con chiostro: la parte conventuale non è stata rimaneggiata, mentre la chiesa ha assunto elementi barocchi all’inizio del XVIII secolo.
Proseguendo la stessa strada e scendendo a sinistra lungo Via Ponte Vecchio, si arriva al cospetto del Ponte Gobbo, simbolo di Bobbio. Si tratta di una costruzione molto antica, forse romana, ma certamente esistente nel periodo longobardo, giacché di là dal ponte si sfruttavano le saline ed esisteva una fornace. Citato per la prima volta nel 1196, è costituto da 11 arcate disuguali ed è lungo 280 m. Alla sua costruzione è legata una leggenda: Satana lo edificò in una sola notte poggiandolo sulla schiena dei suoi diavoli, a patto di avere in cambio l’anima del primo essere che lo avrebbe attraversato, ma San Colombano lo beffò facendo passare per primo il suo fido orso.
Tornati in Via Sopramura, la si attraversa per raggiungere Piazza Duomo, dove si visita la Cattedrale di Santa Maria Assunta, già documentata nel 1075. La facciata risale al 1463, mentre le due torri laterali sono, nella parte inferiore, originali. Le navate sono decorate in stile neogotico-bizantino, ma ci sono anche affreschi trecenteschi. L’ultima cappella di destra custodisce un’Annunciazione nel Quattrocento.
Da Contrada Porta Nuova si entra in Via Pozzo, che sbuca in Piazza Santa Fara, sulla quale si affaccia la cinquecentesca Loggia del Monastero con l’abside della Basilica.
Il Monastero, accuratamente restaurato, ospita il Museo dell’Abbazia e il Museo della Città.
Il primo, inaugurato nel 1961, è ospitato nei locali dello Scriptorium ed espone oggetti dall’epoca romana al XVI secolo. Particolarmente interessanti: la Tomba Cocceia rinvenuta nel 1910 nella cripta della Basilica e anfore cinerarie (IV secolo); la preziosa pisside d’avorio che rappresenta Orfeo tra le belve (II – V secolo); l’Idria delle Nozze di Cana in alabastro (III secolo); eulogie portate dai pellegrinaggi in Terra Santa nel VI secolo; la lapide di Cumiano donata da re Liutprando nel secolo VIII; raffinati frammenti di plutei d’epoca protoromanica; una quattrocentesca Madonna di Scuola Pisana; il busto d’argento di San Colombano e la sua cinquecentesca statua lignea; il polittico di Luini (1522).
Il Museo della Città ha sede negli ambienti del Refettorio, dell’ex-lavamani, delle cucine, del cavedio e delle cantine con volte a botte, che conservano elementi originali. Qui si utilizzano postazioni audiovisive multimediali, con riproduzioni dei Codici e spiegazione delle tecniche di scrittura, visita virtuale dell’Abbazia e della Basilica. Si ammirano inoltre un affresco settecentesco che ritrae Papa Gregorio e una Crocifissione tra San Colombano e San Benedetto.
Da Piazza Santa Fara ci dirigiamo verso Piazza San Colombano, lungo il fianco sinistro della basilica con il campanile del IX secolo. Passeremo anche accanto alla Chiesa di San Lorenzo, documentata dal 1144; nel 1448, quando le figure dell’Abate e del Vescovo con erano più sovrapposte, passò tra le proprietà dl Vescovo.
La Basilica di San Colombano, preceduta da portico, fu ricostruita tra il 1456 e il 1522 su quella del IX secolo, di cui conserva le strutture. L’interno a croce latina è diviso in tre navate da colonne polistili; gli affreschi sono di Bernardino Lanzani (1527), mentre il coro ligneo in stile gotico risale al 1488. La criptaracchiude molti gioielli: il sarcofago di San Colombano e l’Arca Marmorea di Giovanni dei Patriarchi da Milano (1480); i sepolcri marmorei longobardi dei Santi Attala e Bertulfo, successori di San Colombano; la cancellata del XII secolo. Dietro la cancellata, si ammira il mosaico pavimentale della prima metà del XII secolo, venuto alla luce nel 1910 durante gli scavi davanti alla cripta. Si trova a 2,40 m al di sotto del pavimento superiore, dove si trovava quello della basilica di Agilulfo. Il mosaico rappresentava, su 100 mq, scene bibliche tratte dal Libro dei Maccabei e i mesi dell'anno.
Da Piazza San Colombano si prende Via salita al Castello per visitare il Castello Malaspina, un poderoso mastio quadrangolare costruito su un preesistente fortilizio da Corradino Malaspina nei primi anni del XIV secolo, e ristrutturato nel XV-XVI secolo dai Dal Verme. Accanto ad esso i resti della medievale Torre del Vescovo.

Dintorni

Pochi km prima di Bobbio, nella frazione di Cassolo, si visita il Museo Etnografico della Val Trebbia in località Callegari (Tel. 0523.937705).
Mezzano Scotti, a sinistra del fiume, dipendeva nel I secolo dal municipio di Veleia, e fu sede del Pago Domizio. Un documento del Monastero di Bobbio cita il villaggio nel 747.
Poco dopo l’abitato di Bobbio, sulla riva destra del Trebbia, ci sono le terme sulfureo-salse, utilizzate già in epoca romana e nel medioevo per l’estrazione del sale (Società Terme di Bobbio: tel. 0523.936250).
Dal paese si prende la statale 461 del Passo del Penice, e si raggiungono due tra le maggiori celle monastiche bobbiesi: Santa Maria e Vaccarezza. Il Passo (1149 m) è frequentato dagli sciatori. Una strada porta in vetta (1460 m), dove si trova una chiesa seicentesca costruita su un preesistente santuario mariano documentato nel IX secolo.
In tutta la zona ci sono accessi al Trebbia, per concedersi una tintarella e un bagno refrigerante.

Informazioni Utili

Municipio
Piazza Santa Chiara, 1
Tel. 0523-962811
Fax: 0523-936666
E-mail: comune.bobbio@sintranet.it
Sito web: www.comune.bobbio.pc.it

Stazione dei Carabinieri
Via Garibaldi, 4
Tel. 0523-936271

Ufficio Turistico
Piazza San Francesco – Tel. 0523-962815

I.A.T.
Piazza San Francesco
Tel. 0523-962815
Fax: 0523-936666

Comunità Montana Appennino Piacentino
Via Garibaldi, 50
Tel. 0523-932241

Centro Culturale Polivalente
3° piano Palazzo Comunale
Piazzetta Santa Chiara, 11
Tel. 0523-962804

Auditorium Santa Chiara
Piazzetta Santa Chiara, 11
Per informazioni: Centro Culturale Polivalente
Tel. 0523-962804

Palazzo Tamburelli - Centro Studi Comunale
(a m 100 dal Palazzo Comunale) Contrada dell’Ospedale, 12
Per informazioni, prenotazioni e accettazione rivolgersi al Centro Culturale Polivalente

Frazioni: Cassolo, Mezzano Scotti, Santa Maria, Vaccarezza

Distanza da Piacenza: 45 km

Superficie: 106,46 kmq
Altitudine: m 272 s.l.m.
Residenti: 3.851

CAP: 29022