comune di cadeo


La Storia

Cadeo si trova sulla riva sinistra del torrente Chiavenna e lungo la statale 9, che ripercorre il corso dell’antica consolare Via Emilia: questa strada, costruita tra il 191 e il 187 a.C., marcò le tappe della colonizzazione e della centuriazione romana.
Con la caduta dell’Impero Romano, le strade diventarono impraticabili e furono abbandonate: per lo più, presero ad essere battute da orde barbariche.
Nel VI secolo i Longobardi ripristinarono alcuni tratti delle vecchie vie di comunicazione imperiali per collegare i ducati a Pavia, la loro capitale.
Essi privilegiarono però sentieri pedemontani o lungo i crinali, per evitare le pianure incolte e paludose e per tenersi lontano dai Bizantini, che avevano importanti centri specialmente sul mare.
Attraverso l’Alpem Bardonis (il Monte Bardone, ovvero il Passo della Cisa, che prenderebbe così nome da questo popolo), i Longobardi raggiungevano la Toscana, percorrendo la cosiddetta “Via dei monasteri longobardi”. Esisteva un percorso alternativo a questo, che evitava il Monte Bardone: i Longobardi scendevano da Fiorenzuola a Bardi attraverso il Passo del Pelizzone, quindi a Borgotaro e a Pontremoli, disegnando un itinerario poco più ad ovest dell’attuale autostrada della Cisa.
Con l’arrivo dei Franchi, nel IX secolo si venne a configurare la Via Francigena, che prendeva nome proprio dal popolo che instaurò un rapporto privilegiato con Roma ed il Papato.
Nell’Alto Medioevo, infatti, la Via Emilia tra Parma e Piacenza prese ad essere chiamata proprio Via Francigena: questa scendeva da Fidenza verso Pontremoli valicando il Passo della Cisa e ricalcando, quindi, una delle due alternative della pista longobarda.
La Strada Romea (romei erano detti i fedeli in pellegrinaggio per Roma), era una delle principali direttrici d’attraversamento dell’Appennino tra Pianura Padana e Toscana.
Resta il fatto che, quale che fosse la variante scelta dai pellegrini, Piacenza era una tappa praticamente obbligata, e, con essa, i suoi ospedali: ve ne erano in città e fuori, e poi a Pontenure, a Cadeo e a Fontana Fredda, quindi a Fiorenzuola e ad Alseno.
Certamente i pellegrini non erano gli unici fruitori di questi punti di ristoro, anche i soldati e i mercanti potevano aver bisogno di provviste e riposo: in ogni caso erano sicuramente i ceti meno abbienti a necessitare maggiormente dell’assistenza di questi ospizi.
Le prime notizie su Cadeo risalgono al XII secolo, quando un devoto piacentino di nome Ghisulfo, o Gandolfo, fondò un Hospitale consacrato a San Pietro per dare ricovero ai pellegrini: era il 1112 o il 1122.
Questa casa è tuttora presente all’incrocio tra la Via Emilia e la provinciale per Carpaneto.
Da allora il borgo prese ad essere chiamato Ca’ de Deo, quindi è semplice capire da dove derivi il toponimo del nostro Comune.
Da “La Cadé” i pellegrini piegavano a sud prima di raggiungere Fiorenzuola, lungo un percorso che si snodava da Carpaneto a Velleia, poi Morfasso, Passo Colla, Bedonia e Tarsogno, fino ad incrociare l’Aurelia.
Il castello di Cadeo è citato in molte cronache del Trecento e del Quattrocento.
Nel luglio del 1309 si radunarono nei pressi del fortilizio 1.300 soldati ghibellini di Parma, giunti in aiuto di Lancillotto Anguissola contro i guelfi Da Fontana.
Un anno dopo il castello fu distrutto da Alberto Scoto, in rappresaglia contro i ghibellini.
Galeazzo Visconti, nel 1322, ordinò di arrestare il priore di Cadeo, Ribaldo del Cario, ritenendolo suo nemico; grazie a rivelazioni amiche questi fuggì, ma La Cadè fu ugualmente data alle fiamme.
La borgata fu nuovamente distrutta nel 1336 da Azzo Visconti, e nel 1353 dalle truppe di Cremona, che, oltre a Cadeo, rasero al suolo anche la rocca di Fontana Fredda.
Nel 1449 Alberto Sanvitale, al servizio del condottiero Niccolò Piccinino, portò altra devastazione.
Nei secoli XIV e XV, qui come in altri hospitalia, ci si dovette confrontare con il problema della dilapidazione dei beni dei poveri e dei pellegrini da parte dei prebendari: accadeva purtroppo che le risorse dei ricoveri non venissero totalmente utilizzate per scopi umanitari. Vescovi e duchi si unirono allora nella battaglia contro chi approfittava indebitamente di questi denari: a Cadeo, nel 1442, Papa Eugenio IV assegnò in commenda le cospicue rendite dell’ospedale al cardinale Castiglione, mentre, nel 1447, Cadeo fu consegnato ai Canonici Lateranensi di Sant’Agostino.
Alla fine del Settecento la “Casa di Dio” passò all’Opera Pia Alberoni.
Il Comune di Cadeo fu istituito in seguito alla riforma amministrativa napoleonica; il primo edificio che ospitò gli uffici comunali è ancora visibile lungo la strada, davanti alla chiesa di San Pietro: è una struttura rettangolare identificabile per l’alto portico a tre archi posto sul fronte principale. Successivamente la sede comunale fu trasferita a Roveleto, dove, nel 1931, si inaugurò l’attuale Municipio davanti al Santuario.
Il 20 ottobre 1886 il Santuario di Roveleto fu consacrato dal vescovo di Piacenza, il Beato G. B. Scalabrini.
Lo stemma comunale fu conferito su Regio Decreto nel 1923: riproduce una chiesetta sormontata da due bordoni incrociati (il bordone è il bastone ricurvo tipico dei pellegrini).
Questo Comune ha dato i natali a due personaggi molto diversi tra loro, ma entrambi passati alla storia: uno è Guglielmo da Saliceto (1210 – 1277), che elevò la chirurgia a dignità di scienza con l’introduzione del bisturi: egli insegnò a Pavia, dove tra il 1245 e il 1248, incontrò Federico II e discusse con lui di filosofia e medicina.
L’altro illustre cittadino di Cadeo è Tarquinio Provini, nato a Roveleto nel 1933 e noto per essere stato due volte campione del mondo di motociclismo (nel 1957 e nel 1958) e dodici volte campione italiano nella categoria 250 cc. Il campione è morto a Bologna - dove viveva da oltre 40 anni - nel gennaio 2005.

Dintorni

Cadeo, come già detto, si sviluppò intorno ad un hospitium del XII secolo, ma era anche dotato di un fortilizio, i cui resti sono inglobati negli edifici rurali dell’Opera Pia Alberoni.
La torre d’ingresso ristrutturata porta i segni del ponte levatoio, mentre nell’androne ci sono due cannoniere con feritoie; il cortile quadrato è circondato da portico. Fino al 1900 il fossato era alimentato dalle stesse acque che azionavano il mulino. Sulla strada per Carpaneto c’è la ghiacciaia del castello, a pianta circolare e in mattoni refrattari.
Nella parrocchia di San Pietro apostolo la lunetta in arenaria raffigura la Madonna col Bambino tra i SS. Pietro e Giovanni Evangelista, ed è attribuita alla Scuola di Piacenza (1165 – 1170) o, da alcuni, a Benedetto Antelami (1150 circa –1230 circa).
La chiesa fu edificata a partire dal 1900 e negli anni successivi; tra il 1935 e il 1953 si aggiunsero le navate laterali, l’abside e la cappella della Madonna, mentre la facciata in cotto moderno è di Pietro Berzolla.
In quegli anni fu restaurata anche la torre campanaria, considerata parte dell’antico complesso castrense: infatti, una porta a destra dell’entrata della chiesa - oggi murata - metteva in comunicazione il maniero ed il tempio.
Il controviale della Via Emilia è lungo quasi due km ed ospita le manifestazioni all’aperto del Comune.

Saliceto. Si è già detto che la frazione diede i natali al grande chirurgo medievale Guglielmo da Saliceto. Queste terre furono feudo degli Anguissola e, nel corso del Quattrocento, degli Sforza, che passarono il loro patrimonio ai Visconti nel 1477: tra questi beni c’era la splendida villa in località Tornora, un edificio dotato di oratorio e documentato già nel Cinquecento. La bellissima corte della villa è chiusa e circondata da un doppio loggiato di archi a tutto sesto sorretti da pilastri quadrangolari.
Non distante c’è un antico mulino ad acqua.
In località Zamberto c’è un altro bellissimo edificio: una dimora padronale che conserva l’aspetto del fortilizio, con le quattro torri quadrate angolari. Nel XVI secolo erano proprietari della zona gli Zamberto, ai quali Ranuccio II confermò il feudo nel 1690. Nel XVIII secolo i Nicelli divennero i nuovi signori e, nel 1810, il palazzo passò al Collegio Alberoni.
Bellissimo l’oratorio a pianta esagonale, appena fuori della cinta muraria del palazzo: l’interno è affrescato e decorato a stucchi.
Anche in località Chiusa si trova una torre antica con un arco d’ingresso che introduce ai mulini.
La chiesa di San Pietro Apostolo a Saliceto fu costruita tra il XVI e il XVII secolo su un tempio duecentesco; a Pietro Berzolla si deve la facciata neorinascimentale.
Ricordiamo che nel 1787 a Saliceto nacque Luigia Uttini, futura madre di Giuseppe Verdi. Una targa su una casa in località Palta Vecchia, ricorda che ella gestì qui un’osteria. L’organo della chiesa di Saliceto fu forse suonato dal Verdi bambino.
Roveleto è la frazione più sviluppata, nonché sede municipale. La sua storia è strettamente legata a quella del Santuario della Beata Vergine del Carmelo.
Nel 1676 il nobile Francesco Maria Albrizio Tadini commissionò l’immagine della Vergine del Carmelo - accanto a San Giuseppe e a San Francesco d’Assisi - al pittore piacentino Pietro Martire, per porla in una nicchia lungo la Via Emilia: in questo modo adempieva al voto fatto alla Madonna per averlo salvato da un incidente occorso in quel luogo. Dopo quattro anni il parroco di Fontana Fredda innalzò una cappella in luogo della nicchia, poiché questa era diventata luogo di pellegrinaggio per le guarigioni miracolose che le erano attribuite.
All’epoca era la parrocchia di Fontana Fredda ad occuparsi della cappella e dei lasciti ad essa legati.
Nel 1750 presero avvio i lavori per la costruzione del Santuario, voluto da don Pellizza per il sempre maggiore afflusso di fedeli.
Il progetto è ritenuto opera di un Bibiena o di un loro allievo: la famiglia di architetti, pittori e scenografi era richiestissima alle corti di Parma, di Carlo III, a Vienna, Monaco, in Prussia, e in tutta Europa.
La struttura è in stile barocco settecentesco, con un’influenza neoclassica. L’interno del tempio - ricco anche dei 1100 cuori d’argento ex voto, delle tele, dei dipinti e dei ricami – è dominato da archi e cupole decorate dagli affreschi di un Bibiena o di un allievo, di stucchi dorati ed elaborati capitelli; l’organo che vi è custodito fu suonato da Giuseppe Verdi.
Coro e presbiterio del Santuario risalgono al 1776, mentre la torre campanaria è del 1850 e fu progettata da Gianantonio Perreau, l’architetto piacentino che dichiarò le decorazioni del Santuario opera del Bibiena.
Nel 1938 il Santuario divenne parrocchia, poiché, in precedenza, dipendeva da Fontana Fredda.
Il Palazzo Municipale, struttura eretta nel 1931, si trova davanti al Santuario.
Il 16 luglio è festeggiata la patrona di Roveleto, mentre la seconda domenica di settembre si celebrano la Natività ed il Santo Nome di Maria.

Fontana Fredda, secondo lo storico Pier Maria Campi (1569 – 1649), sarebbe stata trasformata in fortezza da Teodorico re degli Ostrogoti nel 525; l’ipotesi troverebbe conferma in un documento dell’anno 883, in cui Carlo III il Grosso si riferisce a questa frazione chiamandola Fontana Teodorici: l’Imperatore confermò a Adalberto Rizzolo i privilegi già conferiti alla sua famiglia dai re longobardi. Un altro documento imperiale del 1143 ratificò gli stessi onori sulle corti e sui castelli di Rizzolo e Fontana Fredda: il possente campanile della chiesa sarebbe, secondo alcuni, l’elemento superstite dell’antico maniero dei Rizzolo.
Da una pergamena datata 1051 sappiamo che la chiesa del SS. Salvatore era allora una plebana. Il suo attuale aspetto risale al basso medioevo, malgrado sia stata molto rimaneggiata (la facciata è del 1938). I restauri del 1970 hanno riportato al loro originale splendore le capriate del soffitto. Come detto sopra, il massiccio e quadrato campanile, aperto solo nella cella campanaria, è ritenuto l’antico dongione del castello.
Nel 1441 Francesco Sforza assegnò Fontana Fredda in feudo ad Alberto Scotti.

Anche questa frazione ebbe un importante ospedale sulla Via Francigena.

Informazioni Utili

Municipio
Roveleto - Via Emilia, 149
Tel. 0523-503311
Fax: 0523-509997
E-mail: com.cadeo@tin.it
Sito web: www.comune.cadeo.pc.it

Polizia Municipale
Tel. 0523-503305

I.A.T. di Castell’Arquato
Tel. 0523-803091

Frazioni: Cadeo, Fontanafredda, Roveleto, Saliceto

Distanza da Piacenza: 14 km

Superficie: 38,5 kmq
Altitudine: 65 m
Residenti: 5.500 circa

CAP: 29010