comune di caminata
La Storia
Resti di manufatti e di una fornace nei pressi della confluenza del rio Cavaglione nel Tidone, testimoniano che Caminata fu abitata in epoca romana, quando era probabilmente un villaggio rurale con proprietà fondiaria.
Nel IV – V secolo d.C., fu eretta la prima chiesa cristiana del villaggio, ad est della strada per Torre Gandini, su un poggio che ancora oggi è chiamato “Gisiö” (piccola chiesa).
La pietra angolare di fondazione dell’edificio sacro è stata trovata nel 1954 sulla collinetta, ed è custodita oggi in un cortile di Caminata.
All’anno 833-835 risale la prima testimonianza scritta dell’esistenza del villaggio: nella “Adbreviatio”, l’abate Waala segnala la chiesetta di San Sinforiano tra i possedimenti del Monastero di Bobbio.
A quell’epoca il borgo dava alloggio ai contadini che dissodavano e disboscavano le terre limitrofe, rendendole produttive proprietà fondiarie del Monastero.
San Sinforiano era un luogo di passaggio, al crocevia tra due strade: una conduceva a Bobbio lungo la valle del Tidoncello, l’altra, portava a Serravalle (l’antica Libarna) passando da Pieve di Stadera e da Zavattarello, lungo la Val Tidone.
Un atto vescovile di Bobbio del 1065, cita San Sinforiano come facente parte della curtis di Nibbiano, sede di un importante mercato istituito in epoca carolingia.
Quindi il villaggio era certamente noto, data la sua vicinanza a Pieve di Stadera, distretto rurale del territorio romano (pagus) e successivamente circoscrizione ecclesiastica (plebs), e alla curtis di Nibbiano, che rappresentava un rilevante organismo economico e giuridico.
Con il dominio Visconteo, Gian Galeazzo consegnò queste terre al suo Consigliere e Capitano Jacopo Dal Verme, già proprietario di Pianello, della Rocca d’Olgisio e di Bobbio.
Nacque così lo Stato Vermesco, oggetto di incursioni dei Farnese.
Durante il feudalesimo, la struttura del borgo, caposaldo dei Dal Verme, assunse un aspetto fortificato: infatti, dalla seconda metà del Quattrocento, fu appellato “La Caminata”, derivandone il nome da quello delle torri dotate di camino, usate per le segnalazioni fin dall’epoca romana.
Con la Pace di Aquisgrana (1748), Caminata passò ai Savoia, divenendo barriera doganale tra il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla e lo Stato Sabaudo: la Casa dei Preposti, in Via dei Portici, era adibita alla riscossione dei pedaggi e alla funzione di dogana.
Nel 1928, i due centri pavesi di Trebecco e di Caminata furono inclusi nella circoscrizione comunale di Nibbiano.
Caminata divenne Comune autonomo della provincia di Piacenza nel 1950.
Moncasacco (550 m s.l.m.) è la frazione di Caminata, benché disgiunta dal capoluogo di Comune da una striscia di terreno larga circa 300 metri, appartenente al Comune di Nibbiano.
Il borgo si trova su un’altura tra il torrente Versa e il Tidone e comprende Canova (570 m s.l.m.), Mostarina di sopra (540 m) e Mostarina di sotto (451 m).
Nel 1357 il castello di Moncastrum (o Montesacco) con l’Oratorio adiacente, feudo di Dondazio Malvicini, furono distrutti dalle milizie di Galeazzo II Visconti. L’antico Oratorio, in un primo tempo dedicato all’Angelo Custode, fu ricostruito nel 1763 e dedicato alla Madonna del Buon Consiglio. Dell’antico castello restano labili tracce in una casa del paese.
Dopo essere passato sotto il governo di Visconti, Sforza e Papato, anche Moncasacco fu inglobato nel Ducato di Parma e Piacenza.
Tra il XVI e il XVII secolo, la Camera Ducale Farnesiana confiscò i possessi dei marchesi Malvicini, e Moncasacco passò a Paolo Camillo Arcelli nel 1650, divenendo contea nel 1677, quando fu di don Ottavio e Giovanni Battista Arcelli.
Con la Pace di Aquisgrana il borgo fu annesso ai territori dei Savoia.
Dal 1859 al 1923, Moncasacco fece parte della provincia di Pavia; dal 1923 al 1938 tornò nei confini piacentini, ma successivamente fu annessa a Pometo (Pavia).
Solo nel 1950, con l’autonomia di Caminata entro il territorio di Piacenza, Moncasacco divenne frazione piacentina.
Da vedere
L’aspetto di Caminata, oltre al toponimo, rivela le sue origini di borgo fortificato, vedetta sul Tidone in una terra di confine e di passaggio.
Da nord si accedeva al villaggio tramite la strada di Pieve Stadera e Torre Gandini (Via della Torre), uscendone a sud attraverso il tragitto verso il Tidone (Via del Tidone).
Altre due porte si aprivano ad est (conducendo lungo l’attuale Via Vittorio Emanuele II) e ad ovest (Via degli Olmi).
Angusti vicoli solcano la pianta del paese, ma il sistema difensivo più interessante del borgo è anche quello più nascosto agli occhi: si tratta di una serie di camminamenti sotterranei tra le case, in comunicazione tramite aperture negli scantinati, cortili e loggette, che rendevano possibile la fuga verso la campagna in caso di assedio.
Due i principali percorsi: uno è circolare e parte ed arriva alla Casa dei Preposti in Via dei Portici, passa in Via Vittorio Emanuele attraverso il Municipio (ex Palazzo Cozzi) e, si snoda tra le abitazioni per tornare in Via dei Portici, dove una viuzza consente la fuga in campagna.
L’altro partiva da Via degli Olmi, arrivando vicino al Tidone tramite i passaggi tra le case.
Un altro apparato difensivo-offensivo era costituito dalle case-torri: due sono le caminate oggi identificabili con sicurezza, entrambe sulla sinistra arrivando dal basso: una è in Via Vittorio Emanuele II, l’altra è in Piazza Maggiore.
La prima è una casa-torre dalle solide mura in pietra che reca la data “1622” su una parete.
La seconda è una torre accanto alla quale fu successivamente edificata l’abitazione; nello scantinato ci sono tracce di un camminamento. Anche qui è riportata una data: 1799.
Caminata, inoltre, era ben dotata di magazzini, botteghe e pozzi, per far fronte ai momenti difficili.
Nel periodo feudale fu eretta la chiesa all’interno del recinto murario, per salvaguardare i fedeli. Lo spazio era esiguo e forse furono abbattute alcune abitazioni.
L’edificio sacro aveva pianta rettangolare e, dalla fine del Quattrocento, fu titolato a San Timoteo e San Sinforiano.
Ai primi del XIX secolo coesistevano, l’una accanto all’altra, due chiese: quella diroccata e quella in costruzione.
L’attuale chiesa, dichiarata monumento nazionale, fu edificata in Piazza Maggiore su progetto dell’architetto Pittaluga (il 1796 fu l’anno in cui furono gettate le fondamenta).
L’arrivo delle truppe napoleoniche intralciò la costruzione, ripresa nel 1817.
Si tratta di una struttura neoclassica a croce greca, dotata di cupola sormontata da lanterna.
L’altare neoclassico proviene dalla Fabbrica del Duomo di Milano, mentre il paliotto in arenaria dell’altare dedicato a San Giuseppe, decorato con motivi floreali e arabeschi che incorniciano San Giuseppe col Bambino, proviene forse, insieme a qualche altro pezzo, dalla chiesa più vecchia. La statua lignea che rappresenta la Madonna del Carmine è attribuita a Jan Geernart (XVII secolo); interessanti anche i lavori in ferro battuto.
Nel 1856, anno in cui terminò la nuova chiesa, fu demolita quella fatiscente.
Il campanile del 1776 - una slanciata torre barocca con guglia arrotondata, posta davanti alla chiesa - fu purtroppo distrutto nel 1932.
La nuova torre campanaria fu eretta nel 1933.
Nel 1956, sotto l’area del pavimento della chiesa antica, emerse una fossa comune divisa in quattro scomparti.
Ricordiamo che molto di ciò che sappiamo su Caminata, è dovuto all’appassionato lavoro di ricerca dell’avvocato Aldogreco Bergamaschi (1911 – 1995), che abitò nella casa-torre dei nonni materni, in Piazza del Popolo.
Negli anni Settanta, intorno a lui si radunò una compagnia di giovani (G.R.E.A.S., gruppo per le ricerche etnografiche, archeologiche e storiche, intitolato alla memoria del prof. Emilio Nasalli Rocca) che studiò il paese ed i suoi camminamenti, radunando e catalogando una serie di oggetti per mantenere la memoria storica di queste terre: per un decennio, dalla metà degli anni ’70 alla metà degli anni ’80, gli scantinati dell’abitazione dell’avvocato furono adibiti a museo.
Gli eredi hanno donato il materiale al Comune, che valuterà una riapertura del museo.
Ecco un piccolo elenco delle pubblicazioni sul territorio. Di Aldogreco Bergamaschi: “Un antico borgo fortificato: Caminata Val Tidone” (1959); “La Val Tidone dalla preistoria alla romanità” (1964); “Note storiche sulle Caminate o Case-torri” (1975); “La Caminà” (1983). Del Conte Enrico Clerici e Elvi Costa: “Appunti per una storia di Moncasacco” (2001).
Informazioni Utili
Municipio
Via V. Emanuele, 33
Tel. 0523-990132
Fax: 0523-993428
E-mail: comune.caminata@sintranet.it
Sito Internet: www.comune.caminata.pc.it
Carabinieri
Tel. 0523-998812
Comunità Montana Valle del Tidone
Via Manin, 19/A, Nibbiano
Tel. 0523-993046
Fax: 0523-993505
E-mail: cm.tidone@sintranet.it
ELENCO ASSOCIAZIONI COMUNE DI AGAZZANO
Associazione Turistica Pro Loco Caminata
Piazza del Popolo, 5
29010 Caminata Val Tidone (PC)
Tel: 0523-990404
Presidente: Sig. Ruggero Maffione
Associazione Giovani di Caminata
Via Vittorio Emanuele II, 30
29010 Caminata Val Tidone (PC)
Tel. 0523-990755
Presidente: Sig. Sartori Paolo
Frazioni: Canova, Costiola, Cavajone, Moncasacco, Mostarina di sopra, Mostarina di sotto
Distanza da Piacenza: 46 km
Superficie: 3,17 kmq
Altitudine: m 364 s.l.m.
Residenti: 315 circa
CAP: 29010