comune di caorso
La Storia
Caorso fu abitata fin dal Neolitico e quindi nell’Età del Bronzo (II millennio a.C.), come testimoniato dalle terramare venute alla luce in località Rovere.
Una terramara è un vasto villaggio su palafitte circondato da un argine e da una fossa, e diviso in insulae rettangolari attorno a due vie principali, una da nord a sud e l’altra da est ad ovest. Un sistema di canali conduceva le acque fuori dell’abitato.
Questo tipo di insediamento è tipico del periodo compreso tra l’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro.
Caorso divenne in seguito un centro romano posto lungo la Via Postumia, costruita da Postumio Albinio e raccordata con la Via Emilia nel 148 a.C., per congiungere il Mar Adriatico presso Aquileia con il Mar Ligure a Genova: si tratta dell’odierna Statale 10 Padana Inferiore, che, in provincia, unisce Castel San Giovanni a Castelvetro Piacentino.
Le prime notizie documentate circa Caorso risalgono alla prima metà del IX secolo, ma le ipotesi sulla sua origine sono molte e diverse.
Il toponimo richiama evidentemente il latino Caput Ursi (testa d’orso), ma lo storico Andrea Corna lo fa piuttosto derivare da Ursilia.
Una tradizione tramanda che Orsa e Imelde, sorelle del Vescovo di Piacenza Podone, fondarono l’abitato nell’anno 820, dotandolo di chiesa e di 576 pertiche di terreno, ragion per cui l’insediamento prese ad essere chiamato Casa dell’Orsa.
Probabilmente queste terre erano parte di quel Comitato Aucense di cui si ha notizia a partire dal secolo XI: si trattava di una zona tra Po, Taro e preappennino in cui si insediò, intorno all’anno Mille, il marchese Adalberto degli Obertenghi - capitano delle milizie imperiali di Ottone I, Ottone II e Ottone III - dando così origine allo Stato Pallavicino.
Durante l’Alto Medioevo, il comprensorio di Caorso era sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Nonàntola (Modena) e, più tardi, del Monastero di Santa Giulia di Brescia.
La Rocca di Caurxio fu eretta dal Comune di Piacenza nel 1205, al fine di difendere un avamposto sulla Via Postumia dalle scorrerie della ghibellina Cremona, alleata dell’Imperatore insieme a Parma.
Una fortezza era stata eretta con lo stesso scopo nel 1183 presso Roncarolo, sulle sponde del Po, da dove si controllavano i traffici fluviali.
Nel 1214 i cremonesi riuscirono comunque nell’intento di distruggere borgo e castello di Caorso, appoggiati da truppe mantovane, modenesi e reggiane.
Nel 1258 il marchese Oberto III Pallavicino, detto “Il Grande”, fu cacciato da Piacenza da Alberto Da Fontana: Oberto, dopo aver preso d'assalto la Rocca di Caorso, la trasformò in suo quartier generale contro la fazione guelfa e tutti gli oppositori piacentini.
Il castello fece parte, quindi, dello Stato Pallavicino fino al 1385: quell’anno Gian Galeazzo Visconti imprigionò lo zio Bernabò “il Feroce”, che gli aveva avvelenato il padre, Matteo Visconti. Nell’impresa della cattura fu aiutato dal nobile lombardo Ottone Mandelli, la cui famiglia aveva dato alcuni podestà alla città di Piacenza, servendo la causa dei Visconti. Per ricompensare Ottone, Gian Galeazzo sciolse Caorso dal governo dei Pallavicino, allora nelle mani di Nicolò, e lo concesse in feudo al Mandelli.
Tra il 1414 e il 1421 il feudo, insieme a Roncarolo e a San Nazzaro (Monticelli d’Ongina), fu assegnato dall’imperatore Sigismondo a Manfredo Scotti, che però dopo sette anni restituì i possedimenti a Filippo Maria Visconti: nel 1422 il Duca di Milano riconfermò i privilegi su Caorso ai discendenti di Ottone Mandelli.
Francesco Sforza, appena proclamatosi nuovo Signore di Milano, nel 1450 elevò a rango di conte Ottone Mandelli di Caorso, nipote del succitato.
Nel 1522 le truppe francesi di Francesco I assediarono il castello di Caorso, impresa che abbandonarono poiché la difesa era forte: la guarnigione della rocca si mise quindi all’inseguimento dei francesi facendo molti prigionieri.
Ranuccio I Farnese nel 1602 concesse a Francesco Gandini la terza parte della rocca e del feudo di Caorso, mentre, nel 1635, Odoardo Farnese investì il capitano del castello di Piacenza, marchese Francesco Serafini, dei beni dei Mandelli.
Quando, nel 1688, il capitano morì, il conte Antonio Mandelli riscattò le proprietà di famiglia.
I conti Mandelli governarono Caorso fino al 1827, anno in cui morì il marchese Bernardino, che lasciò tutto il suo patrimonio agli Ospizi civili.
Nel 1907 il Comune di Caorso acquistò la rocca, oggi adibita a sede comunale.
La storia recente di Caorso è segnata dall’apertura, nel 1981, di Arturo, la centrale elettronucleare ora disattivata nella sua funzione principale; l’impianto si trova in località Zerbio, 3,5 km a nord di Caorso, ed è visitabile nei giorni feriali (tranne il sabato) dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00, telefonando al numero 0523.821942.
Da vedere
Il torrente Chiavenna divide il paese (44 metri s.l.m.) in due borgate: quella più estesa è alla sinistra del torrente, e vi si trova la Rocca, mentre sulla riva destra c’è la chiesa dell’Assunta.
La Rocca è una struttura suggestiva che si sviluppa su pianta rettangolare, con torri quadrate agli angoli. Sul fronte sud si trova il corpo centrale, con la cornice a denti di sega e l’ingresso che mostra i segni del ponte levatoio e la posterla: il fossato che circondava il castello era piuttosto ampio. Il maniero è sovrastato da una grande torre di mattoni, con beccatelli e caditoie coronate da merlatura ghibellina: in un angolo alla sommità della torre è stata costruita una torretta ottagonale di cinque metri, anch’essa cinta da merli a coda di rondine commisurati alle sue dimensioni.
Il castello fu trasformato in palazzo residenziale nel Settecento, ma venne ristrutturato anche tra il 1910 e il 1914 dall’ingegner Enrico Rossi, quando già apparteneva al Comune che ne fece la sede del Municipio.
Nel 2005 è stato stanziato un importante finanziamento governativo per il consolidamento delle strutture, che prevede anche l’allestimento di un archivio storico, di un museo e il restauro della Sala degli Affreschi, con opere del XVII secolo.
Le visite alla Rocca, situata nell’omonima piazza, sono ammesse dalle 8.30 alle 13.00, con ingresso gratuito; chiusura settimanale: domenica e giorni festivi.
Sull’altra riva del Chiavenna c’è la tardo-trecentesca chiesa di Santa Maria Assunta, che ha origini altomedievali. La facciata neogotica di fine Ottocento fonde elementi romanici a slanciati archi ogivali: una grande bifora sovrasta il portale, mentre i pinnacoli rendono il tempio ancora più elegante. All’interno si trova il prezioso organo Lingiardi, costruito tra il 1840 e il 1844 nella bottega pavese: dopo un restauro durato sette mesi, è recentemente tornato nella sua posizione originaria, sulla controfacciata della chiesa.
Le colonne sono decorate da affreschi quattrocenteschi di scuola lombarda/cremonese: sul primo pilastro di sinistra si vede un San Rocco, mentre le Storie di San Giuliano portano un’iscrizione che indica il 1480 come data in cui l’opera fu terminata. Sull’arco trionfale si ammira una Annunciazione; un’altra lunetta raffigura una Adorazione e, nella seconda cappella di sinistra, c’è un crocifisso ligneo del XV secolo.
Per visitare la chiesa - sita in Via S. Rocco, 1 – telefonare allo 0523.821098 (fax 0523.821126; e-mail: parrocchiacaorso@libero.it. Ingresso gratuito).
Dintorni
Arrivando da Piacenza lungo la Statale 10, dopo aver attraversato il ponte sul Nure, ci si trova nel Comune di Caorso, e la prima frazione che si incontra è Fossadello (46 m); qui si visita la chiesa della Annunciazione della Beata Vergine, con una semplice facciata a mattoni a vista ristrutturata intorno agli anni ’50. All’interno, decorato in stile barocco, si ammira un interessante ciclo di affreschi ovali incorniciati con decorazioni in stucco: rappresentano otto Santi. L’affresco nell’abside raffigura l’Annunciazione della Beata Vergine.
Proseguendo lungo la strada che costeggia il Po, si arriva a Roncarolo (42 m). La sua chiesa, dedicata a San Lorenzo Martire, è un tempio settecentesco, alzato negli anni ’30 e con facciata neoclassica del 1985. All’interno sono custoditi la pala d’altare che raffigura il Martirio di San Lorenzo (di G. A. Chiari, 1761) racchiusa da una bella cornice barocca, e l’Agonia di San Giuseppe, posta sulla parete sinistra del presbiterio.
Patrona del paese, insieme a San Lorenzo, è Sant’Agnese, martire cristiana del III secolo morta a 12 anni quando era imperatore Diocleziano: ogni gennaio la statua della Santa è portata in processione sulle rive del Po, per la benedizione delle acque.
Da Roncarolo una strada porta a Zerbio (42 m), raggiungibile anche dal centro di Caorso, da cui dista 3,5 km. La chiesa della frazione è intitolata a San Nicola, e fu eretta nel 1657 per volontà di Bernardino Castelli; il tempio dipese da Lodi fino al 1819 e divenne sede parrocchiale nel 1957 (prima era utilizzato come oratorio). La sua pianta, curiosamente, è a croce latina rovesciata.
A Zerbio c’è anche Arturo, la centrale elettronucleare disattivata (visite: tutti i giorni esclusi sabato e festivi, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17; tel. 0523.821942).
L’Oasi Isola de Pinedo è in parte compresa nel perimetro della centrale: istituita dalla Provincia negli anni ’70 come oasi faunistico-venatoria, è tutelata dal Piano Territoriale Provinciale e dal Piano Paesistico Regionale, per preservare un patrimonio fluviale ancora integro.
L’Oasi comprende - oltre all’isola stessa che si trova tra Zerbio e Roncarolo - la sponda piacentina del Po nei tratti dei Comuni di Caorso e Monticelli, con piccole nicchie tra la foce del Nure e San Nazzaro e un’area all’antica foce del fiume Arda (San Giuliano di Castelvetro Piacentino).
L’area protetta, in totale, è di 785 ha. Qui è vietato cacciare e pescare e, dal 1984, è protetta anche la vegetazione arborea (si possono ammirare anche bellissime farnie secolari); nel 2003 l’oasi è diventata Riserva Naturale.
L’ambiente è caratterizzato da lanche vive, mortizze e tracce di paleoalvei.
Ogni anno la Lipu censisce gli uccelli che vengono a svernare nell’oasi: germani reali, cormorani, alzavole, svassi, moriglioni, tuffetti, cicogne, e tanti altri esemplari. Nella Provincia di Piacenza nidificano 134 specie, 13 delle quali esclusivamente nell’Oasi.
È in atto un progetto per eliminare la vegetazione immessa dall’uomo e per reintrodurre quella autoctona, fatta di viburni, aceri, olmi, salici ed altre piante.
Poco a sud di Caorso c’è Muradolo (46 m). San Michele e SS. Cuori di Gesù e Maria è la moderna chiesa della frazione: la facciata è decorata da un mosaico di Bruno Sichel, che volle rappresentare un San Michele alto circa tre metri. All’interno del tempio ci sono una settecentesca statua lignea policroma di San Michele, ed un paliotto d’altare di scuola carpigiana, dello stesso periodo. La slanciata torre campanaria, alla sua base, è decorata da una Madonna col Bambino.
Informazioni Utili
Municipio
Piazza della Rocca, 1
Tel. 0523-814711
Fax 0523-821109
Sito web: www.comune.caorso.pc.it
Carabinieri
Tel. 0523-821225
Pro Loco di Caorso
Piazza IV Novembre
Tel. 0523-822139
Frazioni: Caorso, Fossadello, Muradolo, Roncarolo, Zerbio
Distanza da Piacenza: 16 km
Superficie: 40,9 kmq
Altitudine: 42 m
Residenti: 4.460 circa
CAP: 29012