comune di carpaneto piacentino
La Storia
Queste terre furono abitate in epoche antiche, come testimoniano i resti di un insediamento romano nella zona delle case popolari e le iscrizioni della stessa epoca venute alla luce presso Montanaro.
Carpenetus fu citato in un atto di vendita dell’anno 816, col quale il vescovo di Piacenza Podone comprava una foresta in loco.
Il borgo fu distrutto dai popolari seguaci del Papa nel 1090: probabilmente esisteva già una fortezza dei Malaspina, ceduta, insieme alle proprietà fondiarie, ai canonici di Sant’Antonino nel 1180.
Una pergamena conservata nell’archivio parrocchiale, datata 1193, elenca i beni della Pieve di Carpaneto.
Nel 1216 le truppe filoimperiali di Cremona e Pavia distrussero i castelli di Carpaneto, Montanaro, Paderna, Zena, Ciriano, Olmeto e Travazzano.
Le cronache del 1321 citano esplicitamente il castello di Carpaneto come uno tra quelli distrutti dalle truppe viscontee durante le loro rappresaglie contro i signori guelfi: a Carpaneto si trattava di Rolando Scotti.
Per pochi decenni il maniero passò ai Del Cairo e agli Anguissola, che nel 1435 cedettero i loro diritti ad Alberto Scotti. Il 22 dicembre 1441 il duca Filippo Maria Visconti, riconoscente per la fedeltà della nobile famiglia, investì Alberto della rocca e del feudo.
Alberto III Scotti, sposo di Bianca Fieschi, fu un illustre condottiero al servizio dei duchi di Milano, nonché letterato e mecenate delle arti. Suo padre Giacomo ottenne dall’Imperatore Sigismondo l’autorizzazione ad aggiungere Douglas al cognome, per sottolineare la discendenza dalla famiglia reale di Scozia.
Fu Alberto a ricostruire completamente la rocca, cingendo il borgo con fossato e mura fortificate, purtroppo abbattute in epoca recente.
Morto nel 1462, Alberto Scotti è sepolto in San Giovanni a Piacenza.
Nel XVI secolo Carpaneto fu il quartier generale di Pier Maria Scotti detto Il Buso, un aristocratico guelfo che, in seguito ad un diritto negatogli nel 1514, divenne ghibellino, nonché protagonista di molti fatti delittuosi e di rappresaglie antifrancesi.
Leone X lo scomunicò e lo bandì dalla città. Tra le varie scorrerie, Il Buso saccheggiò il castello di Agazzano senza avvertire il suo alleato Astorre Visconti. Questi lo raggiunse per avere la sua parte di bottino: poiché gli fu contestata, Visconti uccise Il Buso e lo gettò nel fossato del castello nel 1521.
I Farnese, in seguito, elessero a contea Vigoleno, includendovi Diolo e Carpaneto; nel 1585 e nel 1652, i duchi confermarono il feudo agli Scotti (Ranuccio I nel 1606 elevò la contea a marchesato in favore di Cesare Maria Scotti; in quegli anni i duchi Farnese concessero anche il diritto di tenere la Fiera di Primavera).
Carpaneto divenne Comune con la riforma amministrativa napoleonica.
Nel 1891, in seguito alla morte del sindaco, conte Carlo, la famiglia Scotti vendette il castello al Comune, che lo adibì a sede degli uffici municipali eliminando le stalle del maniero.
A fine Ottocento era in servizio la tramvia a vapore che arriverà poi fino a Lugagnano, e che sarà abolita nel 1932, quando al posto della stazione si allestirono i giardini pubblici.
Le strutture fortificate del borgo furono abbattute in epoche diverse; si colmò il grande fossato che circondava il paese e, nel 1930, si demolì anche il voltone di Via Roma, porta d’ingresso da Piacenza che recava lo stemma degli Scotti Douglas da Vigoleno.
Il nome di Carpaneto Piacentino fu ufficializzato nel 1929; con Regio Decreto del 1931 al Comune fu assegnato lo stemma che rappresenta un carpinus betulus, da cui sembra derivare il toponimo.
Nel 1952 fu istituita ufficialmente la Sagra della Coppa, che ha reso Carpaneto nota in tutta Italia e anche fuori dei confini nazionali.
Da vedere
In Piazza XX Settembre c’è il castello, sede del Municipio; benché rimaneggiato (le ultime volte nel ’34 e nel ’99), conserva ancora parti della costruzione quattrocentesca, con i muri scarpati su tre lati e un porticato interno sorretto da colonne in granito e capitelli in arenaria, decorati dallo stemma degli Scotti.
Nel 1934 il pittore futurista BOT (Barbieri Osvaldo Terribile, 1895 –1958) affrescò un salone al piano superiore e lo scalone d’accesso.
Da parte al castello c’è la chiesa dei SS. Fermo e Rustico, fondata prima del Mille in stile romanico. L’interno custodisce un quattrocentesco affresco della Vergine, dell’epoca in cui, probabilmente, la chiesa fu riedificata. L’affresco della navata centrale rappresenta la Vita dei Patroni e risale al 1681: è attribuito alla scuola dei Bibiena; nelle cappelle laterali ci sono altre opere antiche, come i settecenteschi affreschi della cappella della Madonna del Rosario. La campata d’ingresso e la facciata furono aggiunte da Pietro Berzolla nel 1951, mentre il campanile è del 1910.
Il Monumento ai Caduti del capoluogo fu inaugurato nel 1921.
Poco a sud di Caorso, presso la località di Piacentino, c’è l’ottocentesca Villa Ranza, costruita sui resti di un antichissimo castello appartenuto alla Mensa Vescovile e da questa ceduto, intorno al Mille, al monastero di San Savino: nel grande giardino c’è il portale neogotico in ghisa che consentiva l’accesso al ponte ferroviario sul Po, inaugurato a Piacenza nel 1865.
Dintorni
Badagnano (215 m) si trova alla sinistra del torrente Chero e sulla strada per Veleia, 9 km a sud di Carpaneto. Il suo territorio ospita la stazione due del Parco Regionale del Piacenziano. La frazione ha due castelli: quello di Badagnano e quello di Olmeto.
Il primo risale al XIV secolo e appartenne ai Landi nel ’500 e ai marchesi Tedaldi nel ’700 e nell’Ottocento. Oggi è adibito ad azienda agricola, ma si riconosce un antico torrione in sasso - abbassato di una decina di metri - con emblema gentilizio.
Il castello di Olmeto subì una prima distruzione nel 1216; nel XIV secolo appartenne ai canonici di S. Maria in Gariverto a Piacenza, e, un secolo dopo, ai Visdomini, che nel 1628 ne furono marchesi. Anche questo fortilizio subì l’assalto di Pier Maria Scotti. Oggi è un’azienda agricola, ma conserva due torri circolari – benché abbassati –, tracce del ponte levatoio e l’antico oratorio.
La chiesa di San Giovanni Battista ha origini molto antiche, anche se fu eretta a parrocchia solo nel Cinquecento. Lo stile neogotico con cui si presenta risale a fine Ottocento/primo Novecento; l’interno ha tre strette navate coperte da volte a botte.
Celleri (163 m) è 6 km a sud di Carpaneto, lungo la strada per Gropparello e alla sinistra del torrente Vezzeno; è un centro d’origine romana, probabilmente il fundus Cinnereus della Tabula Alimentaria Traianea.
Nel 1314 presso la fortezza si scontrarono le truppe di Alberto Scoto e quelle viscontee, ragion per cui, nello stesso anno, Galeazzo Visconti ordinò a Oberto Dal Cario di bruciare il castello di Celleri. I Confalonieri furono signori del maniero fino al 1515, quindi subentrarono i conti Pallastrelli. Nel primo Settecento il fortilizio assunse l’attuale aspetto di residenza di campagna, abitata, nel XX secolo, dal pittore Filippo Tibertelli De Pisis (1896 – 1956).
La chiesa di Sant’Agnese fu eretta nel 1707 su un tempio esistente prima del 1323, data in cui viene citato documento. Nella frazione si visita anche un vecchio mulino ad acqua.
Poco distante da Celleri, sulla riva destra del Vezzeno, si visita Torre Confalonieri, appartenuto all’omonima famiglia un cui avo partecipò alla prima Crociata nel 1096. Nel 1520, in una delle torri del castello, fu allestito un oratorio dedicato a San Corrado.
Una residenza di campagna venne costruita a ridosso dell’antico fortilizio nel 1875.
Nel castello di Celleri - secondo altri nella Torre Confalonieri - sarebbe nato Corrado Confalonieri nel 1284 (o nel 1290): il nobile fu dichiarato Santo nella prima metà del Cinquecento.
Ecco in breve la sua storia: durante una battuta di caccia, Corrado fece incendiare il sottobosco dai suoi servi per stanare una preda, causando danni ingenti ai campi e alle cascine della località oggi nota come Case Bruciate. Un innocente fu accusato al posto suo e, quindi, condannato a morte. Poco prima dell’esecuzione, Corrado confessò e, dopo aver venduto i beni suoi e della ricca moglie, pagò i danni. Si unì poi al Terzo Ordine Regolare di San Francesco, mentre la moglie entrò in un convento della Figlie di Santa Chiara. In seguito al naufragio della sua nave per la Terra Santa, fu eremita in una valle nei pressi di Noto (Siracusa), di cui è Santo Patrono. Morì nel 1351.
Chero (90 m) è sulla riva destra dell’omonimo torrente, 6 km a nord-est di Carpaneto.
Il suo castello – i cui resti sono inglobati in un edificio rurale - fu distrutto dalle truppe ghibelline di Cremona a metà del XIII secolo. Signori del posto furono i Dal Cairo e quindi gli Scotti.
La chiesa di San Biagio vescovo e martire è un moderno edificio con una semplice facciata, ma conserva un campanile più antico.
Cimafava (124 m) è ad ovest di Carpaneto, da cui dista un paio di chilometri. Il suo castello, abbattuto per far spazio ad un’azienda agricola, appartenne agli Anguissola dal Trecento alla seconda metà del Settecento. Nel 1480, per successione patrimoniale, si costituirono i due rami degli Anguissola da San Damiano e degli Anguissola da Cimafava.
Ciriano (115 m) si trova due km ad est di Carpaneto, in direzione Castell’Arquato.
Palazzo Dodi è frutto del rimaneggiamento dell’antico castello, distrutto nel 1216 dalle truppe filoimperiali di Cremona, Pavia e Parma. I Bracciforti furono feudatari del castrum Ceriani dal XV al XIX secolo. La chiesa di San Lorenzo fu eretta nel Seicento proprio su commissione dei signori del feudo, anche se la facciata neoclassica è di epoca più tarda. Il tempio è caratterizzato da una grande cupola e, al suo interno, conservava un cinquecentesco dipinto della scuola del Parmigianino, purtroppo rubato.
Magnano (390 m) è a 9 km da Carpaneto, in direzione sud.
Le prime notizie sulla rocca datano 1288, quando i Volta Landi ne vendettero una parte ai Mancassola; nel 1460 fu acquistata dagli Scotti di San Giorgio. Il castello presenta una completa merlatura guelfa, è in pietra ed ha pianta trapezoidale che segue l’andamento della collina su cui si erge: le cortine sono interrotte da due torri, una quadrata e una circolare. Nonostante i restauri, conserva le originali bifore e le porte ad ogiva.
La chiesa di San Michele Arcangelo risale al Settecento, ma interno e facciata sono del XX secolo. La settecentesca pala d’altare di San Michele è incorniciata da stucchi rococò.
Montanaro (87 m) è 4 km a nord di Carpaneto, ed è unita a Pontenure dallo stradone Marazzani. Se il fortilizio della frazione si trova sul territorio di San Giorgio, la sua chiesa è invece compresa nel Comune di Carpaneto Piacentino.
San Michele Arcangelo è una tempio quattro-cinquecentesco; le decorazioni del presbiterio ed alcune statue delle cappelle laterali sono settecentesche.
La località Cerreto Landi, due km a nord del capoluogo, sulla strada per Roveleto, fu un feudo di fede ghibellina fedele ai Visconti e, nel 1385, apparteneva ad Oberto Landi.
Gian Galeazzo Sforza investì del feudo Galvano e Vergiuso alla fine del XV secolo.
Nel 1736, dopo l’estinzione dei Landi di Cerreto, il generale G. Angelo Gazzola fu investito del castello: egli fu ambasciatore del duca Francesco Farnese, mentre suo figlio si distinse nell’esercito del re di Spagna Carlo III.
Nel 1771 il generale Gazzola fondò l’Istituto d’Arte di Piacenza per i giovani meno abbienti. Il castello a pianta quadrata era una vera e propria roccaforte: nei muri in sasso e laterizio si notano ancora le feritoie, come del resto il fossato, la merlatura guelfa e i segni del ponte levatoio nella posterla del torrione d’ingresso. I corpi di fabbrica sono oggi alti quanto le torri angolari; di un’altra torre, ultimo baluardo di difesa, restano le tracce all’interno del cortile del fortilizio. Due gli oratori del castello: quello di San Gaetano per il pubblico e quello privato, ricco di stucchi e affreschi neoclassici.
Rezzano (182 m) è sulla strada per Veleia, 5 km a sud di Carpaneto.
Il suo castello appartenne, intorno al Mille, al Vescovo di Piacenza Sigifredo, quindi a San Savino (donazione confermata nel 1072 dal vescovo Dionisio).
Nel 1246 Re Enzio, figlio di Federico II, lo incendiò, come del resto fece Galeazzo Visconti nel 1314, in quanto vi si erano rifugiati gli Arcelli Fontana; l’anno dopo Guarino Mancassola accettò l’armistizio chiesto dal Visconti in persona.
Nel 1412 Filippo Maria Visconti infeudò il castello ai figli del suo capitano Niccolò Piccinino. Più tardi la rocca fu acquistata da Vincenzo Scotti, la cui famiglia ne condivise la proprietà con Gian Luigi Mancassola nel XVI secolo.
Una strenua battaglia avvenne presso il castello nel 1636, quando Odoardo Farnese era in guerra contro gli Spagnoli: Alfonso Pallastrelli e Cristoforo Confalonieri intrapresero contro l’esercito invasore un’eroica resistenza, che, sebbene vana, valse a quei coraggiosi il rilascio con l’onore delle armi.
Del castello antico, trasformato in residenza, si riconosce la grande torre quadrata, abbassata nel XIX secolo perché pericolante.
La cinquecentesca chiesa di San Pietro apostolo domina il borgo di Rizzolo: il tempio fu ristrutturato nel 1904 su progetto di Camillo Guidotti, ma alcune feritoie nei muri sembrano appartenere ai resti di un antico castello.
Travazzano (179 m) si trova sulla strada per Magnano, 5 km a sud di Carpaneto.
Si tratta dell’antica Trabicianum, la cui rocca entrò nelle cronache nel secolo XI: nel 1088 i popolari (guelfi) la espugnarono poiché vi si erano rifugiati i nobili (ghibellini), fuoriusciti dalla città. Nel 1216, mentre apparteneva ai Mancassola, il castello fu distrutto dai filoimperiali, come anche nel 1244 e nel 1246, quando fu occupato da Re Enzio. Nel 1313 Galeazzo Visconti convocò Alberto Scoto (capo dei popolari) e Ubertino Landi (capo dei nobili) ordinando loro di trovare un accordo, quindi li allontanò a Milano; passò poco tempo e Daniele Landi fu assassinato proprio presso Travazzano, rendendo vano il tentativo di conciliazione.
Dalla seconda metà del XVII secolo, e fino al 1798, il fortilizio passò dagli Scotti ai Chiapponi.
La pianta del castello è rettangolare, con una torre circolare ed una quadrata, coronata da merli guelfi. Un salone è arricchito da un notevole camino che reca lo stemma dei Chiapponi e sono conservati anche i soffitti a cassettoni.
Oggi appartiene ad un privato, come anche il castello di Masana, appartenuto ai Pallastrelli dal XIV secolo alla fine del XVII, e ai conti Chiapponi fino al 1798. Dell’antica fortificazione resta solo una delle quattro torri.
La chiesa di Santa Maria Assunta fu un’importante pieve dalla fine del Trecento, quando amministrava molte terre nelle valli Chero, Riglio e Vezzeno.
La località Case Bruciate era dei Malaspina degli Edifizi nel Cinquecento, poi passò ai lori nipoti, i Barattieri. Il suo nome è legato alla vita di San Corrado Confalonieri.
Zena (78 m) è 3,5 km a nord di Carpaneto, sulla strada per Roveleto.
Nella frazione è ancora ben conservato il castello, anch’esso distrutto nel 1216 da truppe cremonesi. Nel 1373, quando la Chiesa era in guerra contro i Visconti, Francescone Confalonieri scacciò dal fortilizio Leonardo Dolzani, partigiano dei Visconti; tredici anni dopo, i Dolzani vendettero il complesso castrense ad uno Ziliani.
Dalla seconda metà del Quattrocento, e per oltre 100 anni, il castello fu proprietà di nobili di Parma. Nel 1702 Francesco Farnese investì di questo feudo i fratelli Anviti, importanti segretari di Casa Farnese.
L’edificio è a pianta quadrata e aveva quattro corpi di fabbrica (ne sono rimasti tre): è tuttora circondato da fossato. I restauri hanno portato all’antico splendore alcuni affreschi ed altri elementi decorativi.
La chiesa di San Prospero conserva un polittico in stile pre-rinascimentale, opera del parroco Achille Sgorbati.
Informazioni Utili
Municipio
Piazza XX Settembre, 1
Tel. 0523-853711; 0523-853002
Fax 0523-850090
E-mail: urp.carpaneto@sintranet.it
Sito web: www.comune.carpaneto.pc.it
Carabinieri
P.le Ettore Rosso, 6
Tel. 0523-850935
Riserva naturale paleontologica del Piacenziano
Tel. 0523-795217
Fax 0523-326376
Museo Geologico di Castell’Arquato:
Tel. 0523-804266 – 0523-803091
I.A.T. di Castell’Arquato
Tel. 0523-803091
Pro Loco
Viale Vittoria, 1
Tel. 0523-852502
Frazioni: Badagnano, Carpaneto Piacentino, Celleri, Chero, Cimafava, Ciriano, Magnano, Montanaro, Rezzano, Travazzano, Zena
Distanza da Piacenza: 20 km
Superficie: 63,24 kmq
Altitudine: 114 m
Residenti: 7.150 circa
CAP: 29013