comune di Gropparello
La Storia
Presso Groppovisdomo sono stati rinvenuti insediamenti risalenti all’Età del Ferro.
Gropparello, l’antica Cagnano, fu in seguito abitata dai Romani, che, contemporaneamente alla fondazione di Veleia nel periodo repubblicano, colonizzarono anche la sponda opposta del Chero: probabilmente vi costruirono un castrum nel luogo in cui oggi si erge il castello, fondato nel 789 sul torrente Vezzeno.
Cagnano, aggiungiamo, è un toponimo di origine latina che anticamente designava il castrum, e che cadde in oblio solo nell’Ottocento.
Fu Carlo Magno a donare il castello al vescovo di Piacenza Giuliano; qualche decennio dopo, nell’840, il vescovo Seufredo II assegnò la fortezza alla Mensa Vescovile, sottraendola alle richieste del Capitolo della Cattedrale.
Il territorio di Gropparello, a differenza del fortilizio, restò sotto il controllo del Monastero di Val Tolla (Morfasso) fino alla sua soppressione, nel XVI secolo; nel 1014 l’imperatore Enrico II concesse al Monastero anche le terre di Sariano.
Nel 1255 Azzo Guidoboi distrusse il castello di Gropparello per ordine di Oberto Pallavicino: poiché il complesso castrense fu subito ricostruito, il Pallavicino tornò nel 1260 con soldati di Piacenza e di Cremona, che stavolta ebbero la peggio e furono giustiziati in città.
Nel XIV secolo i guelfi Fulgosio furono signori della rocca, dal momento che il vescovo Filippo Fulgosio lo lasciò in eredità ai suoi parenti: questi vi si rifugiarono dopo la caduta di Alberto Scoto e l’affermarsi della Signoria di Visconti.
La Valle del Riglio, dominata dai Nicelli, seguì una sorte un po’ diversa, poiché dal 1441 fece parte della Magnifica Comunità della Valle di Nura, costituita da 38 Comuni relativamente autonomi da Milano.
Nel 1464 il duca Francesco Sforza infeudò Cagnano a Galeazzo Campofregoso.
Molti furono i successivi proprietari della fortezza: tra questi ci furono Pier Antonio Attendolo da Cotignola (dal 1471) e Carlo Borri (dal 1508).
Passato alla Camera Ducale Farnesiana, il castello fu dato in feudo a Marc’Antonio Anguissola nel 1599: questa famiglia lo tenne fino al primo Ottocento.
La rocca fu comprata nel 1869 dal conte Ludovico Marazzani Visconti Terzi, che ne commissionò il restauro all’architetto Camillo Guidotti. Nello stesso secolo l’edificio fu dotato del romantico camminamento sotto le mura, sull’orrido del Vezzeno compreso nel parco del castello: un percorso naturalistico lungo le forre coperte da ofioliti del Giurassico e da una fitta vegetazione. In queste gole si trova anche un manufatto, ritenuto un altare celtico. Attualmente nel castello e nel suo parco, di proprietà privata, si organizzano vari momenti di intrattenimento per adulti e bambini.
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Queste zone dovevano già esser note a Plinio il Vecchio (24 d.C. – 79 d.C.) per ciò che lui chiamava “olio di sasso” (petrolio): nella sua Naturalis Historia ne documenta la presenza nel Piacentino.
Solo nei primi anni dell’Ottocento nacque un vero interesse per gli affioramenti di petrolio presenti a Rallio (Comune di Rivergaro), Montechino, sulla destra del Riglio in località Acqua Puzza, e Veleia, sul Chero.
Nel 1866 iniziarono le ricerche e, con le prime perforazioni dell’ing. Zipperlen, l’attività di trivellazione assunse una connotazione industriale.
Fu Leone Marchand, produttore di macchine, ad incrementare l’attività nel 1897, così come fece Luigi Scotti a partire dal 1906, con la S.p.A. Società Petroli d’Italia.
Nel primo decennio del Novecento c’erano già 150 pozzi produttivi a Montechino e un altro centinaio in zona Gratera: si rese necessaria la costruzione dell’oleodotto di 29 km, che portava un già purissimo petrolio alla raffineria di Fiorenzuola aperta nel 1891.
Sono ben 354 i pozzi complessivamente scavati, segnalati dalle torri di legno: erano gli anni in cui si parlava di “Texas piacentino”.
Tra le due guerre mondiali furono sfruttati anche i giacimenti di gas metano.
Nel 1958 le estrazioni furono sospese a Montechino (ma anche a Veleia, ad Altoè di Podenzano e a Rallio di Montechiaro), in quanto i costi elevati non rendevano il prodotto competitivo.
I vecchi pozzi d’estrazione sono ora coinvolti in un grande progetto per la creazione di un percorso/museo di archeologia industriale.
Tra i personaggi noti cui il Comune ha dato i natali, ci sono: Opilio Faimali, il domatore di fama europea nato a Gropparello nel 1826; Ettore Rossi, figlio del direttore degli scavi e nato a Montechino nel 1920, medaglia d’oro al valor militare perché caduto presso Roma nel settembre 1943, mentre tentava di bloccare i tedeschi; Bruno Cassinari, il celebre pittore nato in località Simoni nel 1912, importante ambasciatore di Gropparello nel mondo.
Da vedere
Il castello di Gropparello è circondato da un parco secolare di 7,5 ha, ed è interamente costruito in pietra. Eretto su una roccia di glabro rosso, ha un impianto quadrilatero irregolare che segue le asperità del terreno.
La torre d’ingresso, cui si accede tramite ponticello in muratura e ponte levatoio, è dotata di posterla con ponticello e di merlatura guelfa, come le cortine di poco più basse. Tramite l’arco d’ingresso a tutto sesto si accede ad un cortile in cui si erge il massiccio mastio quadrato, ribassato durante i restauri ottocenteschi. Il castello, molto ben conservato, è circondato da una doppia cortina di solide mura a picco sul torrente Vezzeno. Notevoli la sala d’armi e i sei/settecenteschi arredi e dipinti.
In Piazza Roma si visita la chiesa di Santa Maria Assunta, menzionata in carte del 1310 che attestano la sua amministrazione su molte suffraganee in Val Nure e in Val Chero; molto probabilmente le sue origini sono altomedievali. L’attuale tempio, con una neogotica facciata a salienti, fu eretto tra il 1925 e il 1926 su disegno di Pietro Berzolla. L’interno è a tre navate coperte da volte a crociera: quella centrale e l’abside furono affrescate da Umberto Concerti, mentre i bronzi (il Cristo Risorto in facciata, i bassorilievi del portale, il Crocifisso ed il battistero), sono di Sergio Brizzolesi. L’archivio della chiesa custodisce 32 pergamene dal XIII al XVI secolo, relative al ruolo amministrativo della pieve.
Dintorni
Visiteremo il territorio seguendo i corsi paralleli dei torrenti Vezzeno, Riglio, Chero e Rosello, circondati da vigneti.
Prima di arrivare a Gropparello, risalendo il corso del Vezzeno, si passa per Sariano (201 m), l’antica Satrianus citata nella Tabula Alimentaria Traianea, nota dal IX al XIV secolo come Saderiano.
Nel 1314 vi si scontrarono le truppe viscontee e i popolani di Piacenza, ma la fortezza è documentata per la prima volta in carte del 1371, quando apparteneva ai Pallastrelli.
Il governatore pontificio confermò l’investitura del feudo alla nobile famiglia nel 1515.
Nel 1656 il duca Ranuccio II imprigionò e confiscò i beni a Bartolomeo Pallastrelli, reo di aver diffuso uno scritto che diffamava il duca stesso; fortunatamente la vita gli fu salva.
Sul lato occidentale del castello a schema rettangolare, si vede ancora la trecentesca torre in pietra con il portale ad ogiva, attorno alla quale si sviluppò il palazzo nobiliare.
Sulla sponda opposta del Vezzeno c’è la Torre Gragnana, costruita nel 1554 forse su progetto del Vignola.
La cinquecentesca chiesa di San Severo presenta una facciata neoclassica del primo Novecento, mentre il campanile, posto presso l’abside, è in pietra. La navata centrale è coperta da volte a crociera, quelle laterali da volte a botte. L’interno conserva una statua della Madonna dell’Aiuto di Jan Geernaert (1755), una Deposizione di F. Ghittoni del 1881 e decorazioni di A. Aspetti ed E. Giacobbi (1948).
Dirigendosi verso Costa di Sariano, su una collina si scorge l’antica chiesetta di Santa Maria della Neve, con abside romanica e campanile originali dell’epoca di fondazione: il tempio esisteva già prima del Mille. All’interno si ammira un quattro/cinquecentesco affresco della Madonna della Neve, oltre ad un’icona datata 1720 che raffigura Cristo Onnipotente.
Il tratto della Val Vezzeno tra Sariano e La Valle, è la stazione numero uno della Riserva naturale paleontologica del Piacenziano, che comprende le sponde del Rio Rosello e i suoi depositi fossiliferi. Il percorso lungo il greto del fiume è lungo un chilometro circa e vi si accede dalla località Case Badini: qui si osserva un affioramento di argille sedimentarie/sabbiose del Pliocene inferiore.
Poco distante da Sariano, in località Tavasca, c’è un palazzo ottenuto dal castello dei Pallastrelli, ingentilito dal doppio loggiato del cortile.
Da Gropparello, una strada sale a destra per risalire il corso del Riglio: percorriamola fino a Montechino (529 m).
La frazione è citata in antichi documenti col nome di Monte Occhino.
I primi signori del luogo furono i Confalonieri, i quali alienarono le loro proprietà a Bartolino Nicelli. Il duca Filippo Maria Visconti nel 1441 investì i Nicelli della contea di Montechino e Rossoreggio (Bettola). Per un secolo, a partire dalla metà del XIX secolo, il fortilizio appartenne ai conti Marazzani e durante la guerra divenne sede del Distaccamento Ursus della Divisione Partigiana Val d’Arda.
Questa contea si legò alla Val Nure proprio nel 1441, quando il Filippo Maria Visconti accordò importanti privilegi ai valligiani, che, con “soli” mille ducati, si comprarono una relativa autonomia da Milano, costituendosi nella Magnifica Comunità della Valle di Nura: questa comprendeva 38 comuni, tra cui Montechino e i borghi della Val Riglio: solo nel 1832 questa valle fu unita alla Val Chero e alla Val Vezzeno dando origine all’odierno Comune di Gropparello.
Il possente castello è stato recentemente restaurato ed è in ottimo stato di conservazione: su pianta rettangolare, è in sasso e ha torri angolari quadrate, una delle quali è coronata da merli guelfi; sono ancora visibili i segni del ponte levatoio principale e di quello della posterla.
La chiesa di San Donnino è stata ristrutturata all’inizio del XX secolo in stile eclettico, ma trae origine dalla cappella dei Nicelli, forse antecedente al Cinquecento; l’alto campanile è del 1919.
Scendendo verso il Riglio si visita la località Valesso, dove si vedono un oratorio e una torre uccellaia. Si scende ancora per visitare Gusano (450 m), con la chiesa di San Germano Vescovo, citata nel 1339 come dipendente dalla pieve di Cagnano. Il tempio settecentesco è a croce latina e tre navate e conserva sepolture antiche.
Non distante, su un’altura, c’è una località chiamata Rocca dei Gruppetti, o Castello dei Rossi, dove un complesso fortificato è stato adattato ad uso residenziale.
Superato Gusano, si svolta a sinistra per Veggiola (300 m), posta sulle prime colline della Valle del Riglio. Il borgo fu a lungo un importante quartier generale guelfo, rifugio degli esponenti di questa fazione che avevano parte attiva nel contrastare le pretese del duca di Milano Galeazzo Visconti. Il fortilizio apparteneva, infatti, ai guelfi Fulgosio, che nel 1315 accettarono l’armistizio proposto dal duca. Ma nel 1322, volendo Galeazzo Visconti conquistare Cremona, si scatenò la ribellione dei guelfi, e la tregua fu rotta: Oberto del Cairo, Barnabò Landi e Bernardo Anguissola procedettero alla distruzione dei castelli ribelli, compreso quello di Veggiola.
Il castello di Veggiola, circondato dal parco, si erge sulla collina; all’interno, un salone con camino reca lo stemma dei Barattieri e altre stanze mostrano soffitti a cassettoni. Il massiccio dongione rettangolare affianca il maniero, che, come si nota da alcuni ruderi, era circondato da una cinta muraria; il complesso castrense, il cui restauro ha rispettato i tratti primitivi, è abitato.
La chiesa di San Pietro in vincoli dipendeva dalla pieve di Cagnano; è un edificio sobrio, in stile neoclassico. Non distante, sulla riva sinistra del Riglio, c’è la settecentesca chiesa di Santa Maria del Rivo, che si trova a breve distanza da Castione (Ponte dell’Olio).
Ripartiamo ancora dal centro di Gropparello, prendendo, questa volta, la strada che tiene a sinistra dell’abitato per risalire il torrente Chero.
La prima frazione che incontriamo è Castellana, ma prima di giungervi faremo un curioso incontro. Superato il Vezzeno, la strada passa attraverso boschi e rocce di serpentino; ad un certo punto, sulla destra, si scorge un monolite nero con venature verdi e azzurrognole, alto circa dieci metri, in cui si può riconoscere una grossa testa barbuta.
A questa roccia, chiamata Piplon, è legata una leggenda: il diavolo Piplon, innamorato di Gesandra ma non corrisposto, si travestì da cavaliere e chiese consiglio a frate Gesualdo per conquistare la ragazza. Il monaco, insospettito, chiese una settimana per pensare e, nel frattempo, scolpì la propria effige nelle rocce del Vezzeno. All’incontro con Piplon, gli comunicò che Gesandra lo avrebbe sposato tra sette anni, sette mesi e sette giorni, a patto che lui fosse riuscito ad attenderla nella gola del Vezzeno senza fare il più piccolo movimento. Il frate si offrì poi di stargli accanto affinché Piplon non rompesse il patto. Questi accettò, senza muoversi, poiché alle sue spalle credeva di avere il frate, e non certo un suo simulacro.
Nell’attesa il diavolo si coprì di sabbia, fino a diventare la roccia che oggi vediamo.
Arrivati a Castellana (441 m), già citata con Lugagnano in un documento dell’anno 884, visitiamo la chiesa dedicata ai SS. Cosma e Damiano; il tempio fu ricostruito nel 1937 in stile neomedievale, con elementi gotici e romanici; nell’interno a tre navate spiccano l’altare in marmo e il Crocifisso ligneo di Paolo Perotti.
Proseguiamo in salita per Groppovisdomo (560 m), la cui chiesa di San Giovanni Battista ha una facciata barocca ristrutturata nel 1929, mentre il presbiterio è originale del XVIII secolo; all’interno è conservata una tela di F. Morosini, La decapitazione di San Giovanni (XVII secolo).
Salendo ancora si raggiunge la zona più montuosa di Gropparello, la frazione di Obolo (896 m). La chiesa di San Bartolomeo è stata ristrutturata negli anni Cinquanta, quando fu costruito anche il campanile. Questa parrocchia fu suffraganea della pieve di Macinesso (Veleia).
Informazioni Utili
Municipio
Piazza Roma, 39
Tel. 0523-856121
Fax: 0523-856363
E-mail: comune.gropparello@sintranet.it
Sito web: www.comune.gropparello.pc.it
Riserva naturale paleontologica del Piacenziano
Tel. 0523-795217
Fax: 0523-326376
Museo Geologico di Castell’Arquato
Tel. 0523-804266 – 0523-803091
Carabinieri
Tel. 0523-856122
I.A.T. di Castell’Arquato
Tel. 0523-803091
Comunità Montana Valli del Nure e dell’Arda
Bettola - Piazza Cristoforo Colombo, 6
Tel. 0523-900048 - 0523-911541
Frazioni: Castellana, Gropparello, Groppovisdomo, Gusano, La Valle, Montechino, Obolo, Sariano, Tavasca, Veggiola
Distanza da Piacenza: 28 km
Superficie: 56,28 kmq
Altitudine: 355 m
Residenti: 2.379
CAP: 29025