comune di Vernasca
La Storia
Il territorio di Vernasca fu abitato nel Neolitico.
In seguito i Liguri si insediarono anche su questa porzione dell’Appennino, edificando un sistema di borghi fortificati: si tratta dei castellieri, utilizzati anche dopo la conquista romana – e per tutto il medioevo - per le segnalazioni a distanza. Queste torri in pietra, infatti, erano spesso dotate di grandi camini per i segnali di fumo, motivo per cui sono anche dette caminate.
La Tabula Alimentaria Veleiate testimonia la presenza di proprietà terriere in questa zona: fundus Aminianus (Mignano), fundus Terentianus (Terenza), fundus Statianus (Stuzzano).
Dopo i Liguri e i Romani, anche i Longobardi controllarono la via appenninica verso Liguria e Toscana, tracciando la cosiddetta Via dei Monasteri Longobardi - di cui si è parlato nella sezione relativa a Morfasso – che, nel comprensorio di Vernasca, toccava le tappe di Mocomero e Mignano, con una variante che portava da Veleia a Luni passando per Pione, Case Dadomo, Bocchetta di Sette Sorelle, Val Cenedola e Val Taro.
Anche il Comune di Piacenza, nel XII secolo, favoriva la Val D’Arda e la Val Tolla per raggiungere il sud, poiché era in guerra con Parma.
La storia di Vernasca è strettamente legata a quella dell’Abbazia dei SS. Salvatore e Gallo, fondata intorno al 650 dai monaci benedettini a Monastero di Morfasso. I monaci fortificarono il borgo, allora chiamato Lavernascho, nel X secolo.
Nel 1014 l’imperatore Enrico II concesse vari privilegi al monastero di Val Tolla, concernenti anche queste terre.
Il castello di Lavernascho passò per qualche anno del secolo XI nelle mani dei Malaspina, ma tornò presto tra i possedimenti dell’Abbazia di Val Tolla.
Come accadde a Morfasso, anche a Vernasca governarono i Visconti e poi i Rossi, e, anche qui, in seguito alla soppressione dell’Abbazia di Val Tolla, il controllo del territorio passò agli Sforza di Santa Fiora, seguiti dagli Sforza Cesarini: questi ultimi furono proprietari del castello fino al 1804, quando Napoleone abolì il feudalesimo.
Dopo la caduta del monastero, il castello di Vernasca prese ad amministrare la giustizia, similmente a quanto accadeva a Sperongia, in alta valle.
Nel 1815 Vigoleno fu designata sede comunale, ma, per volere di Carlo III di Borbone, il Municipio fu spostato a Vernasca nel 1851.
L’Antica Pieve di San Colombano si affaccia sull’Arda da una piazza-giardino, posta in posizione panoramica sul colle del paese.
Fu eretta nel XII secolo accanto alla rocca di Vernasca – della quale non resta traccia – e, nel 1260, era elencata tra le suffraganee della pieve di Castell’Arquato. Nel Settecento il tempio fu rimaneggiato, ma, a causa di una frana e di un incendio nel 1925, le forme originali sono andate perdute: l’interno era infatti a tre navate, divise da due pilastri per lato; la chiesa conserva un affresco che rappresenta San Colombano benedicente, con un orso ai suoi piedi.
Le parti originali della basilica sono l’abside ed il campanile, accanto ai quali c’è anche l’antica canonica, sede del Centro Provinciale Visita della Via Francigena.
Al pianterreno è allestito un museo didattico con reperti e materiale illustrativo del tratto provinciale della Via Francigena, mentre al primo piano sono esibiti gli affreschi staccati dalle pareti dell’abside romanica della pieve e restaurati nel 1969; tra questi spicca L’incoronazione della Vergine, commissionato da Cristoforo da Compiano nel 1474, come si legge sul cartiglio dipinto alla base del trono ligneo: la scena rappresentata - la Madonna e Gesù in trono, circondati da angeli ed elementi della natura - è racchiusa da una semplice decorazione.
L’attuale chiesa parrocchiale è stata costruita in centro paese nel 1890 e conserva una statua lignea di Jan Geernaert.
Non distante, a Villa Romagna, si visita la chiesa di Nostra Signora di Fatima, costruita nel secondo dopoguerra su disegno di G. Casali.
Vigoleno - Storia e Arte
Il borgo di Vigoleno domina il crinale tra Ongina e Stirone, a 357 metri sul livello del mare. Si erge su un’altura e suscita immediatamente stupore per la sua bellezza e per l’ottimo stato di conservazione.
Con ogni probabilità una fortezza a difesa del confine e delle vie appenniniche esisteva già nel X secolo, ma il primo documento che ne attesta l’esistenza risale al 1141, quando il castello di Vigoleno ed altri sul territorio acquistarono il diritto di farsi difendere dal Comune di Piacenza.
Nel corso del Duecento la fortezza divenne proprietà degli Scotti, di fede guelfa, e per questo fu attaccata e distrutta dai ghibellini, nonché abbandonata dagli Scotti, almeno fino a che questa nobile famiglia ottenne la supremazia politica con il suo leader Alberto Scoto: questi nel 1306 fece ricostruire il castello, che rimase sotto il diretto controllo del Libero Comune di Piacenza per buona parte del Trecento.
Nel 1370, durante la guerra tra Galeazzo II Visconti e Papa Gregorio XI, le truppe pontificie espugnarono e occuparono la rocca di Vigoleno, quindi inviarono messaggeri a Castel San Giovanni per ottenere rinforzi. Il ghibellino Giovanni Anguissola, però, intercettò le staffette e sostituì i suoi uomini a quelli della guarnigione attesa al castello, che venne così completamente distrutto.
Nel 1389 Gian Maria Visconti accordò agli Scotti il permesso di ricostruire il castello ed elevò il feudo al rango di contea.
In seguito i Farnese inclusero Diolo e Carpaneto nella contea, riconfermandone il possesso agli Scotti anche nel 1585 e nel 1652: nel 1606, Ranuccio I aveva elevato queste terre al rango di marchesato in favore di Cesare Maria Scotti.
Durante la dominazione napoleonica, Vigoleno fu un centro di resistenza dei contadini contro i soprusi delle truppe francesi.
Il castello fu patrimonio degli Scotti fino al 1908.
Successivamente passò di mano in mano.
Negli anni ’20 / ’30 la principessa Ruspoli de Gramont fece del Castello un salotto culturale e mondano frequentato dall'élite del tempo: i pittori Max Ernst e Alexandre Jacovleff, il pianista A. Rubinstein, G. D'Annunzio.
Nel settembre 2002 l’A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni d’Italia, www.anci.it) ha certificato Vigoleno come uno dei “Borghi più belli d’Italia”.
La visita al borgo comincia dall’unico accesso di sud-ovest, accanto al mastio e difeso dal notevole rivellino: quest’elemento architettonico, in uso a partire dal XIV secolo, oltre a proteggere l’ingresso facilitava anche le sortite difensive.
Rivellino, mastio e camminamento sono coronati da beccatelli e merlatura ghibellina, e il fronte sud è riparato da un duplice ordine di mura.
La pianta del borgo – che si discosta da quelli tipici del piacentino e risente di influenze toscane - è elissoidale ed attraversata da una via longitudinale: all’estremità sud-ovest c’è il mastio, mentre a nord-est c’è la Pieve di San Giorgio.
L’imponente mastio quadrato è punteggiato di feritoie ed è unito alla torre minore rivolta a sud da un camminamento merlato; oltre la torre si trova il castello vero e proprio, di corpo doppio e con una piccola torre verso la piazza: fu trasformato in residenza nel Seicento, senza alterarne particolarmente la struttura esterna; l’interno conserva soffitti a cassettoni e camini che recano insegne nobiliari, oltre ad un teatrino neosettecentesco.
All’interno del mastio c’è un percorso didattico informativo su Vigoleno.
Entrati nel borgo ci si trova sulla piazza centrale, nella quale, a sinistra, si trova il tardo-rinascimentale Oratorio della Madonna delle Grazie, detto anche Madonna del Latte perché vi è conservato un dipinto che rappresenta la Vergine nell’atto di allattare; il tempio era forse la cappella privata degli Scotti e si trova di fianco all’antico hospitale del borgo. All’esterno si nota una formella in arenaria che rappresenta San Rocco, forse risalente al Cinquecento. L’oratorio è oggi utilizzato come sala convegni.
Accanto alle mura orientali si visita la romanica Pieve di San Giorgio, che risale al XII secolo e fu tributaria della pieve di Castell’Arquato fino al 1346, anno in cui divenne autonoma; nel Cinquecento fu elevata al rango di Collegiata.
Rimaneggiata nel XVII secolo, la pieve è stata riportata alle linee originali nel 1963. La facciata a tre salienti ha un pregevole portale a forte strombatura su telamoni inginocchiati, sormontato dalla preziosa lunetta in arenaria, un San Giorgio che uccide il drago riconducibile alla scuola di Benedetto Antelami (1150 ca. – 1230 ca.).
Il campanile quadrato è alleggerito da bifore.
L’interno della pieve è in pietra, a pianta basilicale, con tre navate divise da massicce colonne con capitelli istoriati a motivi floreali ed antropomorfi, e tre absidi (quella centrale è coronata da galleria). Sulla parete di sinistra si notano gli affreschi raffiguranti la Crocifissione e i SS. Cosma e Damiano. Sulla parete di fondo c’è un quattrocentesco affresco riproducente San Giorgio che uccide il drago. Nel catino absidale un altro affresco: Incoronazione della Vergine.
Nei pressi del borgo di Vigoleno esistono grotte scavate dalle acque, ma non sono accessibili al pubblico.
Ma Vigoleno è celebre anche per il suo pregiato Vin Santo, che prende nome dal periodo in cui anticamente si pigiava l’uva: la Settimana Santa. Le aromatiche uve bianche, autoctone e non, di cui è composto sono: Santa Maria, Melara, Bervedino, Coda di Volpe, Marsanne, Ortrugo, Sauvignon. Queste uve sono lasciate appassire su graticci fino a gennaio/febbraio; dopo la pigiatura, il vino è invecchiato in botte per almeno cinque anni. Il colore deve essere ambrato, la gradazione non inferiore ai 18 gradi.
Il borgo segna anche il confine sud-ovest del Parco Fluviale Regionale dello Stirone, su cui si affaccia.
Questa riserva naturale si sviluppa su 2.400 ettari, seguendo il corso del torrente Stirone per una quindicina di chilometri, da Vigoleno fino alle porte di Fidenza: fu istituita nel 1988 per tutelare l’ecosistema fluviale e per farne una sorta di museo all’aperto, dove osservare il canyon fatto di stratificazioni argillose ricche di fossili marini del Terziario e del Quaternario, quando il mare invadeva queste terre.
Il Museo Paleontologico all’aperto si trova in località San Nicomede, nel punto in cui l’alveo è più profondo, con le pareti alte fino a 10 metri.
Non distante da Salsomaggiore, presso Scipione Ponte, si trova il centro visite.
Il Consorzio che lo gestisce interessa tutti i Comuni cui appartiene: Salsomaggiore, Fidenza, Alseno, Vernasca e Pellegrino Parmense, Comunità Montana delle Valli del Nure e Arda; la gestione è associata alla Riserva Geologica del Piacenziano.
Oltre che per il bosco ceduo in alta valle e per i pioppeti verso pianura, il Parco è interessante anche per la ricca avifauna.
Dintorni
Visitiamo il territorio seguendo il corso dei tre torrenti paralleli che lo solcano, escludendo Vernasca e Vigoleno, di cui si è già detto.
Da Lugagnano la strada che conduce a Morfasso costeggia la riva destra dell’Arda, passa accanto al cementificio e arriva a Mocomero, quindi una piccola deviazione a destra ci conduce a Mignano, che si trova sulla sponda sinistra dell’Arda.
Qui si visita l’oratorio di San Geminiano, coinvolto, come tutti quelli descritti in questi paragrafi, nell’accoglienza dei pellegrini romei della Via Francigena. L’oratorio conserva l’abside semicircolare del XII secolo con un affresco che rappresenta San Giacomo o un pellegrino jacopeo, un altro che raffigura forse San Rocco, una Madonna e varie decorazioni riconducibili al Quattrocento. L’abside in pietra squadrata presenta capitelli con foglie, e archetti pensili poggiati su mensole.
Recentemente, durante lavori di restauro, è venuta alla luce una necropoli altomedievale all’esterno dell’oratorio.
Si fiancheggia il lago di Mignano, la grande diga di sbarramento costruita tra il 1919 e il 1943, chiusa tra i monti Vidaldo e Zuccarello e con una capienza di 10 milioni di metri cubi: al limite della diga, in località Case Bonini, c’è una briglia chiamata “le cascate”.
All’incrocio giriamo a sinistra per Castelletto (473 m), un borgo con case in sasso dove si visita la chiesa di Sant’Andrea; il primitivo tempio fu eretto nel 1167 sui resti di quello dedicata a Santa Felicita, ma anche questo crollò e, nel 1606 ne fu edificato uno nuovo in un luogo diverso. La chiesa che ammiriamo attualmente risale al 1945, ed è a navata unica con tre cappelle per lato.
Si procede per Vezzolacca (635 m) facendo una piccola deviazione a destra: ci troviamo a 13 km da Vernasca.
Questa frazione regala una splendida vista sulla diga e sui calanchi del monte Giogo fino alla pianura, ma è anche nota per essere la capitale della patata valdardese e per l’ottima qualità di castagne dei suoi secolari castagneti; non mancano funghi porcini e tartufi. Il paese non deve essere molto diverso da come era nei secoli XII e XIV, quando apparteneva al Monastero di Val Tolla e alla famiglia Leccacorvi: le antiche case in sasso sono ancora molte. La chiesa di Sant’Alessandro è documentata a partire dal Duecento, ed era sede di priore. Quella attuale è tardo-settecentesca e conserva l’altare maggiore proveniente da San Francesco in Piacenza.
Da Vezzolacca si raggiunge la provinciale per Bardi nei pressi di Luneto: in direzione Bardi si va a Settesorelle (607 m), altro villaggio con case in pietra e con una chiesa di origini antiche: già nel 1260 è citata tra le suffraganee di Castell’Arquato, anche se l’attuale chiesa di San Michele risale al Seicento.
Si torna sulla provinciale, questa volta in direzione Vernasca, e ci si ferma a Pione, dove si visita l’oratorio ottocentesco e ci si può fermare presso l’area di sosta attrezzata.
Dopo circa tre km si devia a sinistra per Vitalta, paese natale di Santa Franca, figlia dei conti Vitalta (1175 – 1218) che fondò un monastero presso il Monte Lana. Nel 1932 è stato eretto un oratorio a lei dedicato.
Superata Vernasca si prosegue sulla strada per Castelnuovo Fogliani, che costeggia la riva sinistra dell’Ongina, e ci si ferma a Terenza, dove si visita il settecentesco oratorio di Santa Lucia.
Si prosegue fino a località Bacedasco Basso (150 m), il cui toponimo d’origine longobarda significa “terra delle acque”, anche se il territorio è rinomato anche per la produzione di vini. La chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, costruita nel XX secolo in stile neogotico, conserva nell’abside un affresco che rappresenta l’Incoronazione di Maria.
Nei pressi di questa frazione si visita la stazione nove della Riserva naturale paleontologica del Piacenziano, in sinistra orografica del torrente Ongina e con i rilievi del Monte La Ciocca: qui si notano le erosioni sulle argille di colore grigio-azzurro del Pliocene inferiore, e sulle sabbie di colore giallo. Nel 1986 presso il Monte La Ciocca fu ritrovata parte di uno scheletro di Balenoptera acutirostrata, ora esposto nel museo di Castell'Arquato.
Torniamo sulla strada per Castelnuovo Fogliani e prendiamo la deviazione che porta sul torrente Stirone, passando il ponte sull’Ongina.
Si arriva nei pressi di Case Orsi per visitare San Genesio all’interno del Parco Fluviale, dove si trova la Pieve della Madonna della Mercede, le cui origini risalgono all’anno Mille. Il portale in pietra fa parte del tempio romanico e mostra capitelli fogliati e due semplici telamoni, mentre l’interno è a strisce orizzontali bianche e grigie, in stile pisano; nel 1928 è venuto alla luce un affresco tardo-gotico del 1432, raffigurante la Vergine col Bambino.
Risaliamo ora il corso dello Stirone per arrivare a Borla (342 m), che prende il nome dal suo torrente: la chiesa di Santa Croce era già documentata nel XIII secolo, ma fu ricostruita nel 1589 e ancora nel 1785, epoca a cui risalgono le pregevoli decorazioni interne.
Informazioni Utili
Municipio
Via Sidoli
Tel. 0523-891225
E-mail: comune.vernasca@sintranet.it
Sito web: www.comune.vernasca.pc.it
Centro Culturale
Piazza Vittoria
Tel. 0523-891991
Cel: 329-7503774
Carabinieri
Tel. 0523-891244
I.A.T. di Castell’Arquato
Tel. 0523-803091
E-mail: iat@castellarquato.com
Pro Loco di Vernasca
Tel. 0523-891389
Centro Provinciale Visita della Via Francigena
Via Chiesa Vecchia, 1
Tel. 0523-801141
Castello di Vigoleno s.r.l.
Via IV Novembre
Tel. 0523-895390
Riserva naturale paleontologica del Piacenziano
Tel. 0523-795217
Fax: 0523-326376
Comunità Montana Valli del Nure e dell’Arda
Bettola - Piazza Cristoforo Colombo, 6
Tel. 0523-900048 - 0523-911541
Associazione Vezzolacca Insieme
Poggio Vezzolacca, 6
Tel. 0523-899162
Frazioni: Bacedasco Basso, Borla, Castelletto, Corti, Dadomo, Franchini, Mignano, Osteria Nuova, Poggio, Settesorelle, Silvani, Vigoleno, Vernasca
Distanza da Piacenza: 43 km
Superficie: 72,65 kmq
Altitudine: 420 m
Residenti: 2.550 circa
CAP: 29010