comune di Vigolzone


La Storia

Il territorio di Vernasca fu abitato nel Neolitico.

Come dimostrato dai reperti archeologici trovati sul territorio, Vigolzone fu abitata in epoca romana e, probabilmente, è il Vico Ussoni e il Vico Ursoni citato in carte del IX secolo.
Quel che è certo, è che Lantelmo Confalonieri - capitano delle milizie piacentine nella prima crociata voluta da Urbano II – fu investito dal vescovo Aldo di queste terre nel 1095.
Nel 1242 Re Enzio di Hohenstaufen, figlio di Federico II, espugnò il castello, e, due anni dopo, ne ordinò la distruzione alle truppe di Cremona: oggi, della fortezza del secolo XI, resta solo una torre sul lato ovest.
Il celebre soldato e poeta Lancillotto Anguissola possedeva Albarola e Riva nel 1324.
Bernardone Anguissola, generale della cavalleria viscontea, commissionò l’attuale castello nel 1330, come testimoniato dall’iscrizione conservata in una sala interna.
Nel 1414 i suoi discendenti ottennero dall’Imperatore Sigismondo l'investitura feudale dei castelli di Vigolzone, di Folignano e della villa di Albarola, insieme a Riva e Monte Santo.
Il fortilizio di Vigolzone subì molti assedi, come quello di Ludovico il Moro nel 1483 e, meno di 40 anni dopo, quello delle truppe francesi.
Nel 1521, infatti, quando Francesco I di Francia occupava Parma e Piacenza, il castello vide un sanguinoso scontro tra le milizie di Loutrec capitanate da Trivulzio e quelle piacentine comandate da Giacomo Anguissola e Jacopo dal Verme, alleati degli Scotti: i “nostri” furono sconfitti e, nella stessa circostanza, non ebbero maggior fortuna gli uomini di Francesco Anguissola, che difendevano il castello di Grazzano.
Queste terre rimasero agli Anguissola fino all’abolizione delle giurisdizioni feudali: dal 1806 al 1814 Vigolzone fu annesso al Dipartimento del Taro, mentre, dal 1815 al 1860, fece nuovamente parte del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla.
Gli Anguissola di Vigolzone si estinsero nel 1936 con Beatrice.

Da vedere

La statale 654 attraversa Vigolzone col nome di Via Roma.
Prima di raggiungere il centro del paese, sulla sinistra la strada di Borgallo conduce a Palazzo Guarnaschelli, detto il Borgallo: si tratta di un casale eretto nel 1533 e dotato, un secolo dopo, del piccolo oratorio di Sant’Antonio; la villa - con pianta ad U – è stata sapientemente restaurata dai proprietari.
Sempre sulla sinistra, all’interno, c’è la chiesa di San Giovanni Battista, il cui impianto originario risale alla fine del Duecento e all’inizio del Trecento; l’edificio fu più volte rimaneggiato, specie nel XIX secolo, quando si ricostruì anche il campanile.
Avvicinandosi al centro si arriva alla chiesa dei SS. Mario e Giovanni Battista, sulla sinistra di Via Roma.
Il tempio, donato alla comunità da monsignor Mario Nasalli Rocca, fu inaugurato nel 1966. Il progetto dell’ing. L. Lapis ha originato un tempio a pianta centrale ellittica, coperto da una cupola di 600 mq cinta da una corona metallica. Tre alti portali ad arco slanciano la facciata. All’interno si ammirano antichi capitelli corinzi, un catino romano nel battistero, e tre statue settecentesche: San Rocco e San Giovanni Battista bambino di Jan Geernaert e la Vergine del Rosario di Giovanni Setti.
Dopo la chiesa, si gira ancora a sinistra in Via Castello.
Il trecentesco maniero, restaurato nel primo Novecento da Girbafranti secondo i canoni del gusto storicizzante, è attualmente proprietà dei marchesi Landi di Chiavenna.
Si sviluppa su pianta rettangolare e armonizza le esigenze difensive a quelle di dimora signorile. Due torri quadrate si ergono sulla diagonale; quella sul lato nord, con merli ghibellini, è alta 40 m ed era dotata di ponte levatoio. Al primo piano si trovano la Sala d’Armi con soffitto ligneo ornato da stemmi araldici, ed un salone di 400 mq dove era allestito un piccolo teatro, andato distrutto nel 1860.
L’oratorio del castello risale alla seconda metà del XVII secolo, mentre, sul lato ovest, ci sono i resti di una torre rotonda appartenuta alla fortezza più antica, quella documentata nel secolo XI.
Nel 1888, Giosuè Carducci, ospite del maniero, dedicò qualche verso all’amica Elvira Boselli.
Ai margini dell’abitato di Vigolzone, su un piccolo colle a destra della statale, c’è la Chiesuola, un ex convento trecentesco trasformato in villa neoclassica dal conte Giuseppe Gazzola.

Dintorni

Dal centro di Vigolzone continuiamo invece a spostarci verso sud lungo la statale 654: in breve arriviamo a Villò. Nella frazione hanno sede sofisticate industrie ad altissima tecnologia che esportano propri prodotti in tutto il mondo. Qui, come nelle altre frazioni comunali, la viticoltura regala grandi vini.
La bella chiesa di Santa Maria Assunta fu edificata nel Sette-Ottocento; conserva una Crocifissione barocca nella parete absidale, l’altare e la balaustra donati dal Cardinale Mario Nasalli Rocca di Corneliano e un’antica statua di San Pellegrino.
La settecentesca Villa Chiara, circondata da un parco di 15.000 mq con piante secolari, fu acquistata dai Nasalli Rocca alla fine del XIX secolo.
Albarola si trova poco più avanti.
La frazione, nel V secolo, fu proprietà della chiesa di Sant’Antonino di Piacenza: il controllo di questa zona era importante, perché qui si trovava il ponte sul Nure, dove transitavano le merci da e per la Liguria.
In seguito Albarola fu infeudata agli Anguissola e, nel 1652, passò ai Landi.
Un tempo si trovavano sul territorio magli per la lavorazione del rame e cartiere che per il funzionamento utilizzavano l’acqua del rio Grazzano, lungo il quale sono presenti una serie di mulini ora ristrutturati.
La chiesa di Sant’Antonino ha origini antiche ed è stata ristrutturata nel 1970. L’interno a navata unica preserva una grande tela, copia di un seicentesco lavoro di Luigi Miradori detto il Genovesino, un lampadario settecentesco e un dipinto seicentesco che rappresenta i Re Magi.
Davanti alla chiesa si trova il settecentesco Palazzo Barattieri: lo scalone a due rampe porta al piano nobile, mentre la loggia poggiata su colonne doriche si affaccia sul giardino retrostante, ingentilito da statue allegoriche.
Non distante si ammira Villa Peirano, residenza estiva dei Gesuiti nella seconda metà del XVII secolo, passata ai Peirano nel 1840: questi dotarono l’elegante dimora di una notevole scalinata barocca che conduce al giardino (www.villapeirano.it).
Entrambe le dimore fanno capo a prestigiose aziende vitivinicole.
A questo punto abbandoniamo la statale 654 per prendere, alla nostra destra, una strada in salita molto amata dai piacentini, nonché banco di prova per i cicloamatori.
È un percorso tra i dolci saliscendi delle colline, che collega la Val Nure alla Val Trebbia.
La prima località che troviamo è Bagnolo, bene vescovile nel 949 e feudo degli Zanardi Landi dal 1340 al Seicento. Passò poi ai Morando e, nel 1889, ai Laneri, che tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, ristrutturarono le due bellissime ville poste ai lati della strada: una mostra elementi neorinascimentali e neomedievali, l’altra è abbellita dalla scalinata e dalla balaustra.
Si sale a Bicchignano (330 m) per visitare, su un’altura in zona Castellaccio, i ruderi di una fortezza risalente all’anno Mille, in seguito appartenuta agli Anguissola.
Nella chiesa di Santa Maria Immacolata (documentata per la prima volta nel 1309), c’è una Madonna lignea del Settecento, forse di Jan Geernaert.
Proseguiamo per Veano (354 m), compresa fra le località più belle d’Italia, caratterizzata dalla chiesetta neogotica dedicata a San Lorenzo. Non distante si trova l’ex residenza estiva del Collegio Alberoni, con la chiesa di San Vincenzo De Paoli riccamente affrescata da Luciano Richetti nel 1948.
Proseguendo si scende verso Rivergaro, ma, per visitare le altre frazioni, torniamo sulla statale 654 e attraversiamo il Nure a Riva di Ponte dell’Olio.
Sulla sponda sinistra c’è Carmiano, con la chiesa di San Giovanni Evangelista, eretta nel 1561 e con facciata neoclassica del 1938; all’interno conserva un Crocifisso ligneo dell’artista fiammingo Jan Geernaert e un ricco archivio con pergamene dal Duecento al Quattrocento. Con ogni probabilità qui sorgeva un’opera fortificata, poiché, nell’866, risiedevano a Carmiano i canonici della Cattedrale di Santa Giustina di Piacenza.
Dai 236 metri sul livello del mare di Carmiano, saliamo ai 523 m di Chiulano: la chiesa di Santa Maria Assunta fu eretta dai conti Salvatico a metà del XVIII secolo; l’interno a navata unica conserva il seicentesco Ecce Homo dell’antico tabernacolo e settecentesche statue lignee nell’abside.
Le passeggiate tra i vigneti e sui crinali di Carmiano e Chiulano sono un’altra grande risorsa di queste terre.

Grazzano Visconti - Storia

La località è menzionata in carte del Mille, quando apparteneva al Monastero di San Savino, e in tre pergamene del XII secolo, che testimoniano l’esistenza di un villaggio chiamato Grazzano.
Il castello risale al 1395, quando il duca Gian Galeazzo Visconti, Signore di ventuno città, ne autorizzò la costruzione con editto emanato a Pavia, essendo sua sorella Beatrice andata in sposa di Giovanni Anguissola.
Il duca esonerò il feudo da dazi e gabelle.
Nel 1414 l’Imperatore Sigismondo di Lussemburgo infeudò Grazzano agli Anguissola e, malgrado le proteste di molta nobiltà piacentina, il privilegio fu confermato nel 1438 da Filippo Maria Visconti, che decretò anche l’indipendenza dalla giurisdizione di Piacenza; nuova ratifica dell’investitura arrivò nel 1459 da Francesco Sforza.
Nel 1462, 500 fanti e 500 cavalieri di Francesco Sforza, schierati intorno al castello, sedarono la sommossa dei contadini della Val Nure, in rivolta contro le tasse troppo elevate; l’insurrezione era guidata da Giacomo Pellizzari detto “Il Pelloia”, il quale, in seguito alla disfatta, si suicidò.
Nel 1514 Papa Leone X concesse al Conte Giacomo Anguissola il diritto di tener mercato presso la corte di Grazzano.
Sette anni dopo il castello fu attaccato dalle truppe francesi di Lautrec, poiché Giacomo Anguissola, a capo di un gruppo di insorti, tentò di riprendere Piacenza: il castello di Grazzano fu così distrutto.
Un nuovo attacco fu sferrato nel 1526 dal conte Roberto Sanseverino, capitano dell’imperatore Carlo V al comando dei famigerati Lanzichenecchi.
Ricordiamo la figura del conte Giovanni Anguissola, che ebbe un ruolo fondamentale nella congiura ai danni del duca Pier Luigi Farnese nel 1547: il conte Giovanni fu, infatti, l’esecutore dell’assassinio, e pertanto dovette riparare in Lombardia, diventando un alto funzionario dell’Imperatore Carlo V. La congiura costò agli Anguissola il sequestro dei beni, che tornarono in seguito alla famiglia per essere venduti, nel 1576, ai cugini del ramo di Vigolzone.
Alessandro Anguissola di Vigolzone combatté nelle Fiandre a fianco di Alessandro Farnese (1545-1592), ragion per cui, nel 1599, ottenne per Grazzano il titolo di Marchesato.
Nel 1870 morì senza eredi Filippo Anguissola: il castello passò alla madre Fanny Visconti di Modrone e, in seguito, al nipote Guido.
Tra il 1905 e il 1907 Giuseppe Visconti di Modrone (1879-1941), figlio di Guido, restaurò radicalmente castello e parco, e creò un villaggio in stile quattrocentesco, coinvolgendo nel progetto l'architetto Alfredo Campanini, il capo-mastro Giuseppe Girometta e l'abile muratore grazzanese Ernesto Ferrari.
Uomo raffinato e colto, Giuseppe Visconti di Modrone contribuì attivamente all’ambiziosa realizzazione come progettista, direttore ai lavori, pittore e affrescatore.
Ma il borgo medievale non doveva essere una mera ambientazione a coronamento del castello: bisognava garantire lavoro ai giovani e prodotti artigianali riconosciuti per lo stile grazzanese, severo ed elegante.
Ecco così che, oltre alla costruzione delle case dove abitano circa 150 persone, fu avviata la scuola di arti e mestieri e furono aperti laboratori e botteghe artigiane di falegnameria ed intaglio, battitura del ferro e ricamo.
Venne aperto anche un Teatro con compagnia teatrale.
Ricordiamo ancora che, nel 1900, il conte Giuseppe sposò Carla Erba, figli degli industriali dei farmaci. I due ebbero sette figli, tra cui il celebre regista Luchino Visconti: la famiglia fu ritratta dal conte sotto i portici di Palazzo dell’Istituzione.
Nel 1938 il Re d’Italia concesse il titolo di Duca a Giuseppe Visconti di Modrone, a perfezionamento dell’omaggio all’opera resa (nel 1915 era stato concesso per Regio Decreto di aggiungere “Visconti” al nome del paese).

Grazzano Visconti - Da vedere

A 12 km da Piacenza, lungo la statale 654, si giunge quindi ad un luogo fiabesco, unico, tanto che la Regione Emilia Romagna lo ha dichiarato “Città d’arte” nel 1986.
Strade ghiaiose si snodano tra case in cotto ingentilite da balconcini, finestrelle ad ogiva, portici e logge gotiche, decorazioni e affreschi; qua e là statue, pozzi, fontane, pregiato ferro battuto, stemmi e costumi medievali - disegnati personalmente da Giuseppe Visconti di Modrone –, lanterne, cartigli, colonne che innalzano sculture: una scenografia studiata fin nel minimo dettaglio, che ha portato ad un risultato armonioso e raffinato, animato da accattivanti botteghe artigiane e da importanti manifestazioni.
Lo stile neogotico al servizio di un intero villaggio...
Inutile dire che, per immergersi nell’atmosfera di Grazzano Visconti, bisogna semplicemente andarci... ma non rinunciamo a dare qualche informazione più dettagliata sul borgo e su alcuni degli edifici più rappresentativi.
Partiamo dalla sua struttura storica per eccellenza: quel castello che risale, nel suo nucleo originale, al 1395.
Per ammirarlo ci si avvicina ad una meravigliosa cancellata di ferro battuto, opera di Cesare Leonardi, ideatore del famoso gallo di Grazzano, nonché fornitore della Reale Casa (la Regina Elena di Savoia gli commissionò la cancellata di Villa Savoia”).
L’impianto del castello è quadrato, con due torri quadrate e due circolari agli angoli, coronate da merlatura ghibellina e coperte ai primi del ’900, periodo in cui fu aggiunto il terzo piano.
Nella planimetria originale vi erano tre torri rotonde ed una sola quadrata (di altezze diverse), oltre al ponte levatoio sul lato ovest: nel complesso il castello si ispirava in parte alla fortezza viscontea di Pavia.
La corte interna, dove si tenne mercato dai primi del XVI secolo, è anch’essa quadrata e circondata da portici.
Il bellissimo parco di 10 ettari che circonda il maniero è, nella parte antistante, un giardino all’italiana. Ovunque piante ad alto fusto, statue, fontane barocche e tempietti.
Accanto al castello, a sinistra del portale d’ingresso, si trova il seicentesco Oratorio di Sant'Anna, privato dal 1905.
L’altro edificio storico è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, il cui impianto originale risale al XIII secolo, quando dipendeva dai Canonici della Pieve di Pomaro (IX secolo). Intorno alla metà del Seicento la chiesa fu assegnata agli Olivetani dell’Abbazia di San Sepolcro di Piacenza, e la sua planimetria fu invertita: la facciata, che guardava verso il cimitero, fu spostata sulla piazza; furono inoltre aggiunte le cappelle laterali: gli altari della B.V. del Carmelo, di San Giuseppe e dell'Addolorata a sinistra e il Battistero, l'altare di Sant'Isidoro e la grotta della Madonna di Lourdes a destra (ex altare di Santa Francesca Romana).
L’originale struttura romanica, a navata unica e tetto a capanna, è ancora parzialmente visibile nel coro raggiungibile dalla sagrestia, dove si trova anche la seicentesca tela di Santa Francesca Romana; a sinistra dell’altare maggiore ci sono tracce di affreschi trecenteschi attribuiti alla scuola di Giotto. Il pregevole altare maggiore è della fine dell’Ottocento, ma i paliotti sono del 1703.
La consacrazione del tempio ai Santi Cosma e Damiano risale al 1886, e, pochi anni dopo, fu edificata l’attuale facciata a capanna; il campanile fu modificato nel 1829.
Altro edificio molto antico, già documentato nell’anno Mille, è quello adiacente alla chiesa e visibile in Via Contrada: si tratta di un casamento che fu sede di monastero, oggi inglobato nelle case della Contrada.
L’altra chiesa posta al centro del borgo, in Via Carla Erba, è l’Oratorio della Madonna di tutte le Grazie, nota anche come Chiesetta Gotica.
Elementi romanici e gotici si fondono in questo tempio, riccamente decorato da Giuseppe Visconti di Modrone. La facciata a capanna è in cotto ed è ornata da rosone in marmo, materiale usato anche per la cornice che racchiude il portale ligneo, sormontato da lunotto con i quattro Evangelisti. L’interno è sontuosamente neotrecentesco: splendidi arredi lignei finemente intagliati, soffitto a cassettoni, preziosa cancellata artistica in ferro battuto e volta affrescata. Questo, come gli edifici descritti d’ora in avanti, risale ai primi anni del Novecento.
Sulla Piazza del Biscione si affacciano due interessanti edifici: uno è l’Albergo del Biscione, contraddistinto dall’insegna in ferro battuto, dalle decorazioni neomedievali dipinte dal conte stesso e dall’altana, l’altro è il Palazzo dell'Istituzione, ex sede della Scuola di Arti e Mestieri e della benemerita Fondazione Visconti: questo bellissimo edificio coronato da merli ghibellini fu costruito in due tempi: 1908 e 1930.
Lo caratterizza il grande portico a quattro archi gotici sul lato principale e due sui lati minori: sotto questa loggia si ammira il ritratto di famiglia del conte Giuseppe Visconti di Modrone. Due graziosi balconcini ingentiliscono il palazzo: quello accanto alla torre con orologio ha una copertura in coppi sostenuta da colonnine.
In Piazza Gian Galeazzo Visconti c’è il pozzo poligonale in pietra e marmo rosa su base in cotto, abbellito da foglie d'acanto e dallo stemma visconteo. Le parti in ferro battuto sono state forgiate - senza eseguire saldature – da Mastro Francesco Savi: questo è il pozzo prediletto dai turisti per il lancio della monetina (nel 2004 si sono contate monete di 43 diverse nazioni).
L’Asilo di Via Carla Erba fu costruito per ex voto della contessa, grata per la guarigione del figlio Luigi (1910).
A differenza degli altri edifici, l’Asilo è in stile Liberty ed è facilmente riconoscibile per la decorazione con gli angeli che sorreggono una preziosa collana di perle, donata dalla contessa per finanziarne la costruzione. Fino agli anni ’70 era gestito dalle suore Canossiane, che si occupavano anche della chiesetta gotica; ora è sede della nuova scuola di arti e mestieri.
Nel 1905 il conte commissionò la Cortevecchia all’arch. Alfredo Campanini: il corpo di fabbrica principale – che oggi ospita negozi e aree espositive – era in grado di alloggiare fino a 90 capi di bestiame ed era considerato dagli esperti una struttura di notevole interesse.
Quest’area di 7.000 mq svolse la sua funzione di fattoria fino agli anni ’60. Ora è una zona verde con edifici rurali, ma anche un museo all’aperto: sotto il grande porticato c’è la collezione didattica di macchine e attrezzi agricoli del passato.
La Sala Teatrale fu voluta dal conte Giuseppe affinché esistesse nel borgo un centro artistico; che qui si rappresentarono i lavori del conte stesso e della sua "Compagnia del Teatro di Milano", ma anche quelli del figlio Luchino. L’originale sede scelta per il Teatro fu il deposito di carbone della linea Piacenza-Bettola, in funzione fino al 1916; nel 1948 si aggiunse un nuovo corpo di fabbrica. Il Teatro è facilmente riconoscibile perché al suo esterno ci sono le statue di Apollo e Venere, oltre a quella di un arciere che porta una fiaccola.
Altre strutture interessanti sono la ghiacciaia, nei pressi del posteggio principale, e la stazione del tramway, affacciata sulla statale.
In Via Erba si trova la statua di Aloisa, ma è solo una di quelle presenti nel borgo. Si tratta della scultura, ottenuta sulle indicazioni date da lei stessa ad un medium, dell’infelice Aloisa, sposa di un capitano di milizia che la tradì e che, alle sue proteste, rispose murandola nei bastioni. Aloisa divenne così il fantasma dispettoso di Grazzano Visconti, la cui ira viene placata dal dono di una collanina posta sulla sua statua.
Le manifestazioni in costume che si svolgono nel borgo sono davvero suggestive: vi suggeriamo di dare un’occhiata alla sezione “Manifestazioni ricorrenti” per evitare di perderne qualcuna.

Consigliamo di leggere l'articolo di Lorenzo Taccioli, fotografo che ama visitare le bellezze delle città italiane.

Informazioni Utili

Municipio
Piazza A. Serena, 18
Tel. 0523-872711
Fax: 0523-872789
E-mail: comune.vigolzone@tin.it
Sito web: www.comune.vigolzone.pc.it

Ufficio I.A.T.
Corte Vecchia, 9
Tel. 0523-870997
E-mail: iat@grazzano.it

Pro Loco di Vigolzone
Via Castignoli, 4
Tel. 0523-870652
E-mail: informazioni@vigolzoneproloco.info
Sito web: www.prolocovigolzone.info - www.vigolzoneproloco.info

Pro Loco Grazzano Visconti
Via La Contrada
Tel. 0523-870922

Pro Loco Albarola
Via dei Tigli, 73
Tel. 0523-877701

Associazione Combattenti e Reduci
Via Castignoli, 21
Tel. 0523-870189

Alpini
Via De Gasperi, 32
Tel. 0523-870132

Circolo Rifugio Alpino
Via Roma, 65/B
Tel. 0523-870632

AVIS
Via Fermi, 7
Tel. 0523-870473

G.E.V.
Via A. De Gasperi, 15
Tel. 0523-870716

Circolo “La Stalla”
Via dei Tigli, 37 - Albarola

Frazioni: Albarola, Bicchignano, Carmiano, Grazzano Visconti, Vigolzone, Villò

Distanza da Piacenza: 17 km

Superficie: 42,35 kmq
Altitudine: 165 m
Residenti: 4.000 circa

CAP: 29020