museo etnografico del po di monticelli d'ongina
Il Museo Etnografico del Po presenta una razionale ed organica esposizione di pezzi, che portano su di sè il fascinoso ricordo di un'epoca, ormai perduta, in cui la vita aveva connotazioni e ritmi più "umani".
La raccolta è costituita dai più svariati e rudimentali attrezzi per la lavorazione della terra: aratri, erpici, rulli, falci e loro corredi, carri e carriole; le più fantasiose e geniali attrezzature ideate dai contadini (esperti nel loro mestiere e ben consapevoli delle diverse problematiche poste dal loro lavoro) per le semine e i raccolti dei prodotti; palette e molle per camino, fasce portalegna, gramola per impastare il pane in casa, paioli, reggipolenta, zangole, grattugie, arcolai, fusi, bottiglie acchiappamosche, girarrosto, macchine per imbottigliare, falci, verghe per battere il grano sull'aia, ecc. Interessanti anche alcuni modellini - perfettamente funzionanti - di vecchie macchine trebbiatrici e vecchi trattori (le famose "macchine da battere") che, già alla fine del secolo scorso cominciavano ad aiutare i contadini, alleviandone le fatiche nei loro lavori più pesanti.
Un'ala del Museo, dedicata alla sezione "artigiana", mostra numerosi utensili ormai non più usati da tempo, in seguito al continuo inarrestabile progresso tecnologico.
Nel Museo è ospitata anche una vasta rassegna di oggetti di uso comune nelle case di una volta, dall'attrezzatura completa per fare il pane, la pasta, la polenta, ad un antico esemplare di ghiacciaia, agli attrezzi da camino e da cantina, per la pigiatura dell’uva e la produzione del vino, al materiale usato dalle massaie.
In una seconda ala del castello è ospitata la sezione legata al fiume; strumenti di lavoro dei barcaioli e pescatori, testimonianza della vita rivierasca padana risalente anche a tempi lontani: attrezzi per la pesca, per la raccolta dei grossi tronchi portati dalla corrente, per la loro segatura e schiappatura, per la cavatura della ghiaia e della sabbia, esemplari di barche di vario tipo ed uso e loro corredo (lanterne, cordame, ancore, ecc.). Gioiello di questa sezione è una piroga preistorica in ottimo stato di conservazione.
Interessante la sezione "paleontologia e archeologia", raccolta di reperti trovati lungo le sponde del grande fiume, testimonianze di arte, storia e tradizioni restituite dalla corrente e dagli abbassamenti del livello delle acque dopo le piene.
Tali reperti sono riuniti in un'ala degli scantinati della Rocca Pallavicino-Casali.
Resti di mammut, corna di bisonte, di cervo, di alce, che risalgono a quindici-ventimila anni fa, inequivocabile prova che a quell'epoca la valle padana era una foresta; reperti dell'epoca romana, cocci di vasellame; ruderi più recenti come un pozzo artesiano recuperato in Po e ricostruito nel Museo, risalente al XVIII secolo, quando una vasta area costiera fu travolta e distrutta da una delle tante piene del fiume.
Acquario del medio Po
L’ultima sezione riguarda la parte naturalistica; in un moderno e grande acquario, i visitatori possono vedere dal vivo gran parte della fauna ittica presente nel medio corso del Po osservandone le caratteristiche. Qui è raccolta, in una collezione ordinata e razionale, parte delle specie di pesci che ancora vivono nelle acque del grande fiume, anche se, purtroppo, in sempre più dure condizioni di sopravvivenza.
La realizzazione di questa esposizione ha richiesto enormi sacrifici finanziari, studi, rifacimenti, analisi delle acque e dell'habitat di ogni singolo pesce, accorgimenti, tecniche d'avanguardia, perché l'acquario si presentasse ai visitatori nella sua veste migliore. Ogni pesce è descritto da un’apposita "cartella tecnica". Completano questa sezione due diorami con la fauna presente nell’area fino ai primi del Novecento.
Particolarmente significativa è la Cappellina di Corte dove si trova un interessante ciclo di affreschi del XV secolo.
Consacrato Vescovo di Lodi e diventato "Signore" della parte di Stato Pallavicino che era in Monticelli e dintorni, Carlo Pallavicino volle che la cappellina del Castello nella quale era solito celebrare la S. Messa durante la sua permanenza in paese venisse abbellita secondo precise idee catechistico-liturgiche.
L’opera di affrescatura fu affidata a Bonifacio Bembo, affermato pittore bresciano del tempo, già attivo in diverse chiese di Cremona e in abitazioni private.
Negli affreschi di Monticelli, databili alla metà del XV secolo, fu richiesto al pittore di rappresentare vari episodi della vita di S.Bassiano, protettore della città di Lodi, dove, appunto, Carlo Pallavicino rivestiva la carica episcopale.