museo gazzola

 

La Congregazione,  che nell’Ottocento amministra i beni lasciati in eredità dal gen. conte Felice Gazzola nel 1781, decide di creare una vera e propria Scuola d’Arte nel palazzo di Piacenza appartenuto alla famiglia Gazzola.

Non, quindi, una semplice borsa di studio come aveva pensato il conte, ma un vero e proprio corso di studi, con maestri regolarmente retribuiti dall’Istituto d’Arte Gazzola.

Per tutto l’Ottocento, dunque, i migliori artisti piacentino si formano presso questo istituto. Nel XIX secolo, inoltre, si costituisce il Museo, ancora oggi importante strumento di studio per gli allievi dell’Istituto.

Nel 1838, infatti, l’Istituto acquisisce, tramite il lascito del dottor Cesare Martelli, quarantadue dipinti, tra i quali opere di Antonio Campi, Gian Mauro Della Rovere detto il Fiamminghino, del Miradori, del Piola, di Giovanni Andrea De Ferrari, del Guidobono, di Bonifacio dei Pitati, della scuola dell’Altdorfer, di Mattia Preti, di Giuseppe Maria Crespi, del Della Vecchia, di Benedetto Luti, di Luigi Mussi e Carlo Maria Viganoni.

Al lascito Martelli fecero seguito vari altri, che accrebbero ulteriormente il Museo con opere quali L’incontro di Ettore con Andromaca ed Ettore rimprovera Paride, due delle migliori prove di gusto spiccatamente neoclassico di Gaspare Landi nelle vesti di pittore “di storia”, lodate con un sonetto da Ippolito Pindemonte.

Da segnalare poi la tavola della Circoncisione, firmata da un pittore perugino e datata 1498, la tela del Morazzone raffigurante Gesù flagellato e una Educazione della Vergine riferibile a Robert de Longe, nonché i numerosi dipinti del lascito Zanco, quali la Madonna Addolorata del Dolci, iFiori all’aperto di Margherita Caffi e il Paesaggio romano di J. P. Hackert.

Il Museo Gazzola è inoltre in grado di offrire una ricca scelta di opere che rappresentano gli aspetti salienti della pittura piacentina tra il XIX ed il XX secolo, opere di artisti che vi avevano ricevuto la prima formazione. Va tenuto presente, inoltre, che il Museo Gazzola ha concesso in deposito ai Musei Civici di Palazzo Farnese l’Armeria, proveniente dalla collezione del conte Antonio Parma, due dipinti di Lorenzo Toncini e Bernardino Pollinari e un busto in marmo di Elisabetta Farnese.