museo scalabrini

 

Il Museo Scalabrini presso la Casa Madre di Piacenza è stato costituito a partire da varie e successive donazioni, iniziate appena dopo la morte di Scalabrini (1 giugno 1905), ad opera soprattutto degli stretti collaboratori del vescovo, quali mons. Camillo Mangot, mons. Ludovico Mondini, Carlo Spallazzi, dei suoi missionari e di altri sacerdoti piacentini. La sistematica organizzazione dei materiali man mano pervenuti  ha avuto particolare impulso con l'avvio del processo canonico (1936) e soprattutto in occasione del cinquantesimo della morte di Scalabrini (1955).

La sua definitiva e recente collocazione nel salone lungo lo stradone Farnese è stata realizzata alla collaborazione del prof. Paolo Perotti su disegno dell' arch. Paolo Dallanoce. Va osservato che i numerosi oggetti, che colpiscono maggiormente per la bellezza ed il valore artistico sono costituiti dalle donazioni fatte a Scalabrini in occasione del suo giubileo episcopale (1901), ricorrenza celebrata con particolare solennità e partecipazione nella sua diocesi e all'estero ed espressa da oltre 400 regali.

È noto come egli si disfece di gran parte di questi doni, per il suo  lo stile di vita quotidiana molto semplice e modesto, assorbito dall'intenso lavoro pastorale e dalla pratica costante della carità concreta a favore di tante categorie sociali. Gli oggetti conservati in questo Museo rispecchiano sostanzialmente lo stile di vita, gli interessi e l'intensa pietà e spiritualità di Scalabrini.

Al Museo si accede attraverso uno scalone di granito con volta a botte. Nell'androne in basso è collocata una breve sequenza di foto dedicate al fenomeno emigratorio italiano, che ha formato l'oggetto specifico dell'attenzione pastorale di Scalabrini: gli italiani all'estero sono ritratti nei diversi momenti della partenza, del viaggio e dell'insediamento nei diversi paesi, accompagnati dai loro sacerdoti. Nella volta sopra l'ingresso è collocata la tela che ritrae Scalabrini in adorazione del Santissimo Sacramento, opera un po' oleografica del pittore piacentino Nazareno Sidoli.

Lungo lo scalone sono collocati i ritratti di alcuni personaggi significativi della storia della Congregazione, quali il carmelitano card. Raffaello Carlo Rossi, superiore generale e considerato un secondo fondatore per aver reintrodotto nel 1934 i voti religiosi (voluti da Scalabrini e poi sostituiti dalla promessa di perseveranza) e P. Francesco Tirandola, che ha guidato la fioritura dei seminari scalabriniani. Davanti all'ingresso sono collocati in sequenza i vari ritratti fotografici di Scalabrini, da quello giovanile della sua consacrazione (nel 1876, a 36 anni) fino a quelli della maturità verso la fine della sua vita. Sulla sinistra, all'entrata del Museo sono collocate, quasi a significare emblematicamente il suo pellegrinaggio terreno e il suo impegno per gli emigranti, le valigie utilizzate da Scalabrini durante il suo viaggio in America Latina (1904), con la poltrona di vimini.