palazzo morando

 

Fu acquistato nel 1767 dalla famiglia Morando, mercanti di origine ligure e conti dalla metà del Seicento di Montechiaro in Val Trebbia, da un ramo dei Conti Costa cui il palazzo sin dalle origini apparteneva. Nel XIX secolo giunse per via ereditaria ai marchesi Casati che lo cedettero allo Stato; ora è sede del Presidio Militare.

La sobria facciata in cotto, assegnabile all'avanzato Seicento, è a bugnato nelle zone angolari e movimentata da mensole nel sottotetto.

L'antichità del complesso è comunque attestata dai capitelli tardo quattrocenteschi ancora oggi visibili in uno dei tre cortili inclusi nella costruzione. L'altro, centrale, con due lati porticati, colonne binate ed eleganti cornici spezzate alle finestre, risale invece la pieno Settecento.

Delle sale interne, notevolmente manomesse, si segnala il grande salone, dominato dal camino con decorazioni in stucco tardo-barocche, raffiguranti due putti che sollevano un drappo scoprendo uno scudo nobiliare.

Interessanti sono anche i più tardi affreschi dell'alcova attribuiti all'artista ticinese Bartolomeo Rusca, che dipinge nella volta Venere e Amorini che circondano Giunone (protettrice del matrimonio) e Imeneo che unisce due cuori con un nastro.

Il pittore, formato nell'ambito di Roberto de Longe, è nei primi decenni del XVIII secolo l'infaticabile frescante dei palazzi piacentini, oscillando sempre tra un sodo plasticismo e il morbido sciogliersi della materia pittorica.