resti del castello di bicchignano

 

Le prime notizie, secondo lo storico Pier Maria Campi, risalgono all’anno 1043 quando il castello di ”Viano”, “con tutte le ragioni ed adiacenze”, viene donato al monastero di San Savino.

Il toponimo Castel vecchio e la dedicazione della chiesa a San Pietro in Lucano, ancora documentata nell’estimodel 1558, suggerirebbe di ipotizzare l’identificazione con l’insediamento più antico, a controllo della valletta, in stretto legame con una torre, in comunicazione con il sistema fortificato della val Nure, dalla quale avrebbe origine l’attuale complesso del castellone.

Il controllo del sistema viario, tra val Nure e val Trebbia, sarebbe stato poi completato dalla torre campanaria della chiesa di Bicchignano. Il castello di Veano, detto ancora oggi il castellone, passa agli Anguissola, agli Zanardi (1324) e ai Landi (1405) ai quali si deve la sua trasformazione come documentato dai resti di apparato a sporgere nel corpo principale.

Dal punto di vista tipologico è interessante rilevare che, nel comune di Vigolzone, sono documentati due casi di recinti quadrangolari dotati di due torri quadrate, poste nei vertici contrapposti, nelle varianti di pianura e collina: quello di Vigolzone trasformato dagli Anguissola nel 1330 in residenza e quello di Bicchignano (detto il castellone).

Relativamente alla consistenza del complesso in esame, interessanti informazioni possono essere desunte dai contratti di locazione dei dazi del fieno e del vino del XVI secolo che testimoniano l’esistenza della “camera ab igne” e di una stanza superiore “appellata la camera bianca”. Lo stato di abbandono del complesso sta cancellando, progressivamente, le parti superstiti aggredite dalla vegetazione e compromesse dai crolli.